Acireale sbronza di Negramaro

Giuliano Sangiorgi era un po’ appesantito, questo bisogna ammetterlo. Maglia nera, pantaloni dello stesso colore ed anfibi scuri anch’essi, quando alzava le braccia e saltava, mostrava al pubblico una discreta pancetta, pure lievemente pelosa.

Nonostante la fisicità non proprio scultorea del frontman, i Negramaro hanno riempito mercoledì sera il palasport di Acireale, facendo cantare e ballare migliaia e migliaia di persone.

L’attesa ai cancelli del palazzetto, per alcuni, è cominciata alle 15. Da ogni parte della Sicilia orientale, orde di ammiratori del gruppo salentino si sono riversate in una Acireale quasi bloccata dal traffico di auto, dalle cui radio uscivano solo le note che, più tardi, avrebbero ascoltato live.

Le forze dell’ordine hanno cominciato a lasciare passare attraverso le cancellate alle 19, due ore prima dello start previsto. Alle 20.15 il palaTupparello non aveva più posti liberi e, tra la massa che degustava panini e beveva Coca-cola, cominciavano a diffondersi voci false sulla band.

«Cosa? Hanno deciso di non presentarsi? Ma no, ma no. Una ragazza mi ha detto che ha visto Giuliano passare. Hai sentito? Se qualcuno si dovesse sentire male sospendono il concerto, speriamo non accada».

Quando si spengono le luci, sono passate da poco le 21.30 e alcuni teloni bianchi nascondono il gruppo, che parte con le note di Senza fiato, tra lo stupore di chi quel pezzo proprio non se lo aspettava.

Finita la canzone, alzatosi anche il candido sipario, è il delirio.

La distrazione, Mentre tutto scorre, Un passo indietro, L’immenso, La finestra, Neanche il mare, Giuliano poi sta male, Parlami d’amore vengono sciorinate quasi senza interruzioni, eccezion fatta per le brevi presentazioni del vocalist, che è riuscito ad accattivarsi tutto il pubblico grazie all’energia che riusciva a trasmettere. Saltava da una parte all’altra del palco, e lo seguivano Emanuele Spedicato ed Ermanno Carlà, rispettivamente chitarre e basso, le cui performance sono state ottime ed incisive.

Spazio alla musica senza parole, al puro piacere della melodia e del suono da ascoltare soltanto, in assenza di una voce che lo accompagni.

Quasi a metà concerto, Giuliano ha preso il microfono e ha raccontato la storia della canzone che avrebbe di lì a poco eseguito.

«Quando è stata scritta, era il 1968 e non erano anni facili. Nemmeno questi lo sono e, pur sapendo che sta andando un po’ tutto a merda, vogliamo che questo pezzo sia un augurio».

Ed era Meraviglioso, cover di Domenico Modugno. Poi, nell’ordine, L’immensità, Solo3min, E ruberò per te la luna, un breve spezzone, al pianoforte, di With or without you, degli U2.

L’attesissima Quel posto che non c’è, a dirla tutta, perdeva qualcosa nell’esecuzione affidata unicamente al pianoforte e alla voce di Giuliano, ed è risultata meno vivace di quanto ci si aspettasse.

A seguire, Solo per te, Nuvole e lenzuola, Tu ricordati di me, alla quale ha fatto eco un tributo a De André, con qualche verso de La guerra di Piero, contro tutte le guerre.

Dopo una pausa, ché sudati com’erano c’era il rischio che i Negramaro si sciogliessero in scena, è stato il momento di Blu cobalto, un inedito che, a quanto pare, è stato eseguito per la prima volta dal vivo per il pubblico di Acireale.

Erano le 23.15, il popolo del palazzetto sembrava non sentire la fatica, anche se le voci cominciavano a mancare.

Cade la pioggia, e le luci si spengono.

I fan urlano, li chiamano indietro, reclamano Estate, la intonano, poiché non era stata ancora eseguita e il concerto non si poteva chiudere senza Estate!

Appena i riflettori s’illuminano un’altra volta, Giuliano corre al centro della scena, agguanta il microfono, ignora la richiesta e comincia a dire che “sì, vai via. Senza di me, tu vai via”. Via le mani dagli occhi: secondo i Negramaro il concerto non si poteva chiudere senza Via le mani dagli occhi.

Giuliano scende dal palco, corre tra il pubblico. Stringe mani, sorride, abbraccia i suoi fan e li ringrazia, più e più volte. Torna sulla scena, presenta i Negramaro delle retrovie, quelli che non sono nemmeno tanto noti, senza i quali, però, il loro fenomeno non sarebbe esistito.

Quando si girano e si rifugiano nel backstage, le luci del palasport si accendono e un tecnico porta via il microfono, ancora attaccato all’asta.

«Ecco, adesso è proprio finito». Si lamentano i fan abbandonati, dopo due ore di musica.

Uno degli addetti ai lavori, prima che lo show iniziasse, mi ha guardata e mi ha detto, un po’ sconsolato ma sorridente: «Qua il concerto finirà prima di mezzanotte, e noi staremo a lavorare fino alle cinque… Tornerò a casa all’alba».

Oltre alle magliette con l’effige del gruppo, oltre alle mutande che, per la modica cifra di cinque euro, ti fanno conoscere Giuliano Sangiorgi in maniera più intima, oltre ai cerchietti luminosi con le ali scintillanti di brillantini, oltre alle fasce, ai portachiavi e a tutti i gadget possibili, immaginabili ed acquistabili, lo spettacolo è anche questo: una notte intera di lavoro.


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