«La squadra ha onorato la maglia fino all’ultimo. Abbiamo raggiunto la salvezza sul campo e abbiamo onorato il campionato anche dopo. Adesso mancano le ultime due partite, speriamo domenica prossima di ottenere una vittoria nell’ultima gara interna. Poi andremo a Gela, con cui storicamente c’è una grossa rivalità, per chiudere il campionato». È orgoglioso il presidente dell’Acireale, Gianluca Cannavò, nel parlare a MeridioNews della sua squadra che sta portando a termine un bel campionato da matricola. La squadra è reduce da un pazzo e clamoroso 4-4 sul campo del Portici: «In campo è stata una bella gara». L’allusione del presidente è chiara, qualcosa è successo fuori dal campo: «Siamo stati oggetto di una serie di lanci di bombe carta e abbiamo dovuto anche abbandonare la tribuna. Oltre al danno, però, è arrivata anche la beffa, perché la Lega ci ha condannato a mille euro di multa, le bombe carta sono esplose nel nostro settore. Ma se ce le tirano – si chiede uno stizzito Cannavò –, dove dovrebbero esplodere? Noi comunque presenteremo ricorso». Tutto questo nonostante tra le due tifoserie non ci siano brutti rapporti: «È la prima volta che giochiamo con il Portici in trasferta, per cui non c’è questa rivalità. Le due tifoserie, però, sono gemellate con tifoserie rivali, noi con il Savoia e loro con altri. Probabilmente i problemi sono nati per qualche infiltrato».
Il numero uno del club granata dice perciò anche la sua su chi dovrebbe garantire l’ordine sugli spalti: «I servizi d’ordine sono deficitari. Non ci possiamo permettere di fare arrivare allo scontro le due tifoserie perché non si fanno i cordoni. Purtroppo mi sembra di rivivere situazioni passate, come quando giocammo con la Battipagliese e c’erano mille tifosi e due carabinieri. Solo dopo sono arrivati i rinforzi». E la polemica continua: «I numeri delle persone che saranno presenti allo stadio si conoscono già da prima. Basterebbe allertare prima le forze dell’ordine, anziché chiamarli solo quando succede qualcosa». Il presidente Cannavò, poi, cambia argomento e passa a parlare dei supporter granata: «La tifoseria organizzata di Acireale è una gran bella tifoseria formata da ragazzi perbene, sempre presenti quando si tratta di abbonarsi o di acquistare i biglietti. Questi sforzi e sacrifici li stiamo facendo per loro e per non mettere a rischio la storia della società».
Il mandato del presidente Cannavò scadrà il prossimo 6 maggio: «Mi è stato conferito dai proprietari. Io mi sono impegnato per portare a termine la stagione e portare avanti questa baracca con dignità. Poi ci sarà la partita più importante, quella della costituzione di una società seria con una dirigenza stabile». Tutto ciò serve a evitare quanto si è verificato anche in passato: «Vogliamo far sì – prosegue Cannavò – che non arrivino degli avventori furbi che vengano qui per fare soltanto i loro interessi. Ieri sera siamo stati dal notaio e stiamo lavorando a un programma per la costituzione di una nuova società con un accordo preliminare per il passaggio del titolo, creando anche un’associazione che si chiamerà “Noi siamo Acireale” e che avrà il compito di raccogliere delle quote di soci gold o vip e che garantirà ai tifosi anche l’elezione di un membro del consiglio d’amministrazione».
L’attesa, in ogni caso, non sarà infinita e il programma prevede scadenze ben precise: «Ci siamo dati un termine che è il 20 giugno. Se tutto andrà bene, l’Acireale si iscriverà e avrà un futuro. In alternativa, i proprietari del titolo avranno la libertà di fare quello che ritengono più opportuno. Noi abbiamo pensato a un modello di società innovativo, immaginiamo un club trasparente e che possa coinvolgere tutti». Il presidente in ogni caso non si tira indietro e in caso di futuro roseo potrebbe ancora figurare all’interno della prossima dirigenza: «Mi hanno chiesto in queste ore di restare e a farlo sono stati i proprietari e chi ha collaborato con me. Credo sia giusto finire il mio mandato e poi mettere le basi per un futuro serio. Se ci sarà qualcosa di serio, sarò presente, altrimenti mi devo chiamare fuori perché non mi metto in situazioni dove non vedo prospettive. In ogni caso sarei pronto a fare la mia parte e a dare il mio contributo».
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