Acireale, consigliere comunale contro i vibratori «Tenere lontano sexy shop dai luoghi sensibili»

Scatta l’allarme eros ad Acireale. Con il consigliere comunale Giuseppe Calì che invita l’amministrazione a regolarizzare l’apertura dei sexy shop. «In poco tempo siamo arrivati già a tre negozi e nulla dice che non potrebbero diventare molti di più – dichiara Calì a MeridioNews – Tengo a chiarire che la mia proposta non è proibizionista, ma ha solo l’interesse di tutelare residenti e commercianti».

Per Calì – che al momento occupa i banchi dell’opposizione dopo essere stato, nella passata amministrazione, assessore ai Servizi sociali – l’apertura di un sexy shop potrebbe creare non pochi disagi agli abitanti del quartiere. «Sono istanze che vengono dalla gente – continua – In molti casi probabilmente si tratta di eccessi, ma è un dato di fatto che le persone che si ritrovano a vivere accanto a un negozio che vende oggettistica erotica potrebbero fare strani pensieri». Secondo il consigliere, il rischio potrebbe essere anche quello di disturbo della quiete pubblica: «Non mi viene difficile immaginare che qualcuno, magari un’anziana, si possa chiedere che cosa accade dentro quel genere di negozio e sentirsi infastidita», prosegue.

La soluzione, dunque, potrebbe stare in un regolamento che imponga dei vincoli all’apertura delle attività: «In altre città esistono – assicura Calì – Basterebbe prevedere degli spazi ad hoc, lontano dai siti sensibili». Il cui elenco è presto detto: «Sicuramente le parrocchie – specifica il consigliere – ma anche scuole, comunità e più in generale i luoghi di aggregazione». La proposta, però, non è quella di far nascere un quartiere a luci rosse: «Non parliamo di questo, dico semplicemente che spazi per consentire agli esercenti di fare impresa nel settore ce ne sono e a loro converrebbe». Perché a detta di Calì ad avere disturbi potrebbero essere gli stessi titolari dei sexy shop: «Viviamo in un momento difficile per gli imprenditori – sottolinea – Cerchiamo di evitare che se qualcuno vuole investire ad Acireale non si ritrovi poco dopo l’apertura del negozio a dover fronteggiare raccolte firme o continue chiamate ai vigili urbani». 

Quando gli si fa notare che tale attenzione non sembra esserci nei confronti dei centri scommesse – diffusisi a macchia d’olio negli ultimi anni, anche a ridosso di chiese, piazze e scuole – Calì ammette la gravità del fenomeno. «Si tratta di una piaga ben più grave con molti giovani, anche minori, e padri di famiglia che investono larga parte dei propri averi confidando nella fortuna – ammette – Anche in questo caso andrebbe fatto un regolamento». Sul gioco d’azzardo, a dire il vero, il Comune nell’estate 2014 votò uno sconto del 50 per cento della Tari per cinque anni a chi avrebbe tolto le macchinette slot dal proprio esercizio commerciale. A distanza di quasi un anno, tuttavia, l’incentivo non attirò nessun esercente.

E così non rimane che concentrarsi sulle attrazioni a luci rosse. Perché, anche se per passare dall’essere la città dei cento campanili a quella dei cento sexy shop la strada è lunga, del futuro non c’è certezza: «Già in poco tempo siamo arrivati a tre. Nessuno esclude che domani possano essere quattro, cinque…», conclude il consigliere comunale.


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