Gli approfondimenti della procura erano incentrati sull'ipotesi - senza indagati - dell'induzione al suicidio. Ma i magistrati non hanno trovato riscontri, e il fascicolo è stato chiuso nel settembre 2016. Come motivazione del gesto, una fonte a lui vicina ipotizza una delusione sentimentale
Acireale, archiviata l’indagine sul suicidio di Baldi Consigliere comunale 30enne morì nell’aprile 2014
«Il procedimento aperto nei confronti di ignoti per la presunta istigazione al suicidio di Camillo Baldi è stato archiviato in data 9 settembre 2016». Lo comunica a MeridioNews, attraverso un testo molto stringato, l’ufficio di segreteria del procuratore della Repubblica Carmelo Zuccaro. Per la procura, dunque, regge la versione del suicidio, al termine di indagini non sbrigative, durate quasi due anni e mezzo, nel corso delle quali sarebbero state sentite diverse persone che conoscevano il ragazzo. Il corpo senza vita del 30enne consigliere comunale di Acireale venne ritrovato l’11 aprile 2014, impiccato a un castagno in un bosco di Trecastagni, non lontano dalla località Grotta comune. Nella città dei cento campanili era in corso la campagna elettorale per le elezioni amministrative.
Gli approfondimenti dei pm catanesi non avrebbero fatto emergere «elementi di responsabilità nei confronti di terzi». E una fonte molto vicina al ragazzo, che preferisce rimanere anonima, si dice oggi convinta che dietro a quel gesto drammatico ci fosse una delusione attinente alla vita privata, in particolare alla sfera sentimentale. L’11 aprile 2014 fu uno dei giorni più neri della storia recente di Acireale. La morte del giovane politico avvenne dopo l’ora di pranzo. Poco prima, il ragazzo aveva scritto sul proprio profilo Facebook un ultimo, inquietante messaggio: «Non vuole essere un addio, ma un arrivederci». Poche parole che oggi sono scomparse dall’account, ancora attivo. Baldi era stato eletto in Consiglio comunale cinque anni prima, nel 2009, nella lista civica Garozzo sindaco, con 486 preferenze.
Nel corso della consiliatura aveva poi rotto i rapporti con l’area pidiellina dell’allora primo cittadino e del deputato Basilio Catanoso, iscrivendosi al gruppo misto. Avvicinandosi alle posizioni del gruppo di ex An guidato da Ignazio La Russa, rappresentato nel Catanese dall’ex sindaco etneo Raffaele Stancanelli e dal deputato regionale Marco Falcone. Qualche tempo dopo, insieme al già sindaco di Acireale Nino Nicotra, aveva costruito un legame con l’Udc di Pierferdinando Casini e Lorenzo Cesa. Non era inoltre mancato, nel 2014, un breve abboccamento con il Partito democratico. In particolare, con la corrente guidata dall’attuale assessore regionale al Turismo Anthony Barbagallo, che all’epoca dei fatti era parlamentare all’Ars. Dopo le primarie di febbraio si incrinò anche quel rapporto. E, ormai in piena campagna elettorale, cominciò a bussare alle porte di numerose formazioni politiche.
Ricevendo altrettanti no. In ultimo dal candidato del centrodestra Michele Di Re, sebbene fosse già pronto il materiale elettorale della lista civica con la quale lo avrebbe sostenuto. Nelle settimane precedenti anche Roberto Barbagallo – che poi divenne sindaco – e Sebi Leonardi avevano escluso una collaborazione con lui. Una sequenza di avvenimenti che spinse molti cittadini a collegare quella delusione politica al suicidio di Camillo. Sensazione che era stata poi rafforzata dal ritrovamento, sul luogo della morte, di alcuni fac-simile elettorali stampati pochi giorni prima. Ma, come detto, oggi fonti qualificate che lo conoscevano bene escludono questa ipotesi. Considerata l’archiviazione dell’indagine, una completa spiegazione della vicenda sembra destinata a rimanere fuori dalla scena.