Avrebbero svuotato le ditte in fallimento - spostando la sede all'estero - e trasferito tutti i beni a società di comodo, intestate a dei prestanome, ma comunque a loro riconducibili. È questa l'accusa della procura di Catania nei confronti della famiglia che opera nel settore della lavorazione industriale del vetro e dell’alluminio
Accusa di bancarotta fraudolenta per i D’Arrigo Sequestro di beni aziendali da oltre tre milioni
Hanno svuotato le proprie società in fallimento, trasferendo i beni in nuove ditte intestate a dei prestanome. È questa l’accusa che i magistrati etnei hanno formulato nei confronti della famiglia D’Arrigo, che opera a Catania nel settore della lavorazione industriale del vetro e dell’alluminio. La Guardia di finanza ha provveduto al sequestro dei beni distratti da tre società per un valore totale di oltre tre milioni di euro. Quattro gli indagati per bancarotta fraudolenta, patrimoniale e documentale: Antonino Salvatore D’Arrigo, classe 1979, ex amministratore della D’Arrigo srl e amministratore di fatto di tutte le società coinvolte; Rosaria Tiziana D’Arrigo, classe 1969, ex amministratrice della 4D Costruzioni srl; Anna Maria Cannizzaro, classe 1949, ex amministratrice della Oxidal srl; Agrippino Cuvello, classe 1960, amministratore della Sicilia Progetti srl. Le aziende sequestrate continueranno a lavorare sotto la guida di un amministratore giudiziario nominato dal tribunale di Catania.
La D’Arrigo srl, Oxidal srl e 4D Costruzioni srl sono fallite tra il 2013 e il 2014. Con debiti per 6,5 milioni di euro, di cui sei nei confronti dell’amministrazione finanziaria dello Stato. Il dubbio che si trattasse di un caso di bancarotta fraudolenta ha portato gli investigatori a indagare le mosse dei rappresentanti legali delle società. Fino a scoprire la distrazione dei beni, in due fasi. Nel primo caso, gli amministratori hanno svuotato le società indebitate per cedere tutti i beni aziendali – macchinari industriali, linee di produzione, materie prime, arredi e automezzi – a delle società di comodo, attraverso dei contratti falsi. Le ditte in questione – Sicilia Progetti Ssrl e Ditta individuale Crystal di Marchese Concetta – sarebbero state intestate a dei prestanome, ma comunque considerate riconducibili ai D’Arrigo. Nel secondo caso – per depistare gli investigatori, ipotizzano gli stessi – durante le procedure di fallimento la sede delle tre ditte originarie è stata trasferita all’estero, soprattutto a Londra.