Il sindaco di Acate scrive al ministero dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin e alla direzione generale del Patrimonio naturalistico e del Mare perché venga affrontato a livello nazionale il problema degli scarti della lavorazione dell’agricoltura intensiva, che nel Ragusano rappresentano una vera e propria bomba a orologeria dal punto di vista ecologico. «Si tratta di una situazione che si protrae da quando è nata l’agricoltura intensiva in serra nella fascia trasformata in provincia di Ragusa – spiega a MeridioNews Gianfranco Fidone, primo cittadino di Acate – Non è una situazione nata adesso, semplicemente sono sindaco da sette mesi e non intendo girarmi dall’altra parte».
«Le dimensioni del problema sono di una vastità tale che sarebbe necessario davvero l’esercito – continua – Un Comune con sei vigili urbani come il nostro come dovrebbe monitorare un territorio così vasto, in cui vi è un tappeto di coltivazioni in serra che si estende per chilometri a perdita d’occhio? E viste le ristrettezze economiche in cui versano gli enti locali di certo non possiamo assumerne degli altri. E poi c’è la polizia provinciale, che fa un lavoro meraviglioso, ma è composta da 14 unità».
Gli scarti dell’agricoltura, i brandelli delle serre in disuso o le coperture divelte dal vento, hanno raggiunto una quantità tale nella fascia che coinvolge gran parte dei comuni costieri del Ragusano, non solo Acate, tanto che sulla spiaggia non è difficile vedere vere e proprie dune di rifiuti. E poi c’è il problema delle fumarole, le cataste di rifiuti che puntualmente vengono date alle fiamme, un po’ come avviene nella lontana Terra dei fuochi. «È un problema che se si vuole risolvere va affrontato di petto – dice ancora Fidone – Altrimenti continueremo a vivere sopra una bomba a orologeria. Viviamo in un territorio meraviglioso, ma conviviamo con questa problematica degli scarti dell’agricoltura, delle fumarole, dell’inquinamento ambientale. Come Comune siamo riusciti a mettere a segno 30 comunicazioni di reato e 30 procedimenti amministrativi finalizzati allo sgombero. Ce ne vorrebbero diecimila. Il rapporto è impressionante, più di così non riusciamo a fare».
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