Absolutely Nothing, ecco l’ultima fatica di Giorgio Vasta «Ottomila chilometri nel deserto per riscoprire me stesso»

«Avevo da tempo una curiosità nei confronti delle ghost town che negli Stati Uniti rappresentano un fenomeno abbastanza frequente, e volevo scoprire cosa succede a un luogo che per una serie di motivi – spesso traumatici – viene abbandonato in modo drastico». Nasce da questa premessa Absolutely Nothing. Storie e sparizioni nei deserti americani (Quodlibet), l’ultima fatica dello scrittore palermitano Giorgio Vasta (classe 1970) che è stato presentato mercoledì scorso da Lettera 82, nel centro storico di Catania (dopo le due precedenti presentazioni, a Palermo e Agrigento), dove l’autore – per inaugurare la quinta edizione della rassegna letteraria di RadioLab Leggo.Presente Indicativo – è già stato in passato per presentare libri, tenere laboratori di scrittura e trascorrere parte delle vacanze estive.

«Quando in tv o al cinema capita di vedere una figura umana che, più o meno esausta, attraversa il deserto – spiega Vasta accompagnato durante la presentazione dallo speaker Giuseppe Lorenti e dalle musiche di Dario Aiello – quello che immediatamente risalta sono le dimensioni microscopiche e come rendono relativo quello che ognuno di noi è». Ad essere esaltato, secondo lo scrittore, è invece il versante comico, aggettivo che sembra abbinarsi poco con l’idea del deserto. «Se il deserto nel passato è stato eroico, epico o drammatico perché attraversarlo era un rischio enorme – chiarisce – oggi con cellulare, Ipad, satellite, geolocalizzazione viene messo in secondo piano l’elemento eroico, perché non si rischia la vita e non ti assale nessuno».

Ma vengono fuori altre suggestioni, la descrizione dei luoghi finisce per portare l’autore anche a ragionare su quello che accade nella vita di tutti i giorni, sulla sparizione delle persone e sulla fine dei legami e dei rapporti. «Aver viaggiato attraverso gli spazi abbandonati è stato come avere una lente di ingrandimento – dice l’autore a MeridioNews – che mi ha fatto accorgere di cosa stava succedendo al mio tempo personale». Ha impiegato un anno e mezzo, Giorgio Vasta, per rendersi conto che quel viaggio aveva tanto in comune con quello che stava succedendo nella sua vita, la fine di un legame, di una casa, di una città, di un lavoro. «Può darsi – si chiede allora – che tutte le sparizioni che si sono verificate nel mio quotidiano siano state letterariamente anticipate dal viaggio?».

Ottomila chilometri attraverso California, Arizona, Nevada, New Mexico, Texas e Louisiana che nascono dal progetto editoriale Humboldt Books, della fotografa ed editrice Giovanna Silva, che mette insieme di volta in volta uno scrittore e un fotografo in giro per il mondo, accompagnandoli in prima persona. «Inizialmente il viaggio era stato progettato con un altro fotografo – racconta Vasta -, ma in seguito a un problema di salute è stato necessario trovare una soluzione nel giro di ventiquattro ore». E Ramak Fazel, fotografo americano di origine iraniana, è stata la scelta giusta. «Ci siamo incontrati per la prima volta a Los Angeles, all’inizio del viaggio, ed è stato per tutti un salto nel buio». Ma l’esperienza si è rivelata talmente bella che i due hanno già in mente un nuovo progetto insieme. «Speriamo di ripartire presto per un viaggio attraverso gli Stati Uniti – conclude – per raccontare come si vivono laggiù le ultime due settimane della presidenza di Barack Obama». 


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