Abbiamo un sogno ….domani la Catalogna indipendente, a seguire la Sicilia!

A volte ci sono frasi che lasciano un segno indelebile nella storia: una di queste è: “Io ho un sogno”, di Martin Luther King e dell’indimenticato Presidente USA John F.Kennedy. Egli fu non solo il primo capo di stato della repubblica stellata americana ad essere cattolico, ma anche -cosa che per noi ha più importanza- un oriundo irlandese. Il padre, Joseph Kennedy, era noto per la sua opera politica diciamo pure naif, però giunse ai fastigi del Senato e vide i figli arrivare dove un emigrato isolano d’Europa, non poteva all’epoca aspirare. La madre era di nobile famiglia di coloni, ha scritto un bellissimo libro romantico, “Tempo di ricordare”: Rose Fitzgerald Kennedy è morta pluricentenaria, qualche anno fa.

Tutto questo per dire che anche noi siciliani e indipendentisti abbiamo un sogno, la Sicilia libera e autogovernata. L’altro giorno una nostra amica carissima e indipendentista catalana ci ha mandato un link ove è la cronaca e i video del grandioso concerto svoltosi il 29 giugno allo stadio Camp Nou di Barcellona organizzato da Omnium Cultural  in favore dell’indipendenza della Catalunya dalla Spagna, il cui referendum si terrà nel 2014 (ve lo abbiamo raccontato qui). C’erano 90 mila persone, un bellissimo scenario policromo, nove ministri del governo catalano; il concerto è durato sei ore, è stato trasmesso dalla tv pubblica, e oltre a rendere omaggio al cantante catalano Lluìs Llach, ha visto la partecipazione di artisti di ogni parte del mondo, arabi europei e asiatici, oltre a poeti e attori. C’era una esponente della Sardegna, dove si parla una lingua catalana; per l’Italia, c’era Alessio Lega. Lega è un anarchico, classe 1972. Evidentemente un cantante libero.

Noi abbiamo un sogno, perchè sappiamo che la Sicilia è zeppa di artisti, cantanti, poeti, attori, molti anche bravissimi, conosciuti e meno noti. Le produzioni dei siciliani sono all’avanguardia in tutti i campi della cultura, nessuno può negarlo. Ci si chiede: perchè nessun siciliano, e Lega l’anarchico non lo è, ha sentito la necessità come la sarda Franca Massu (la presenza delle donne nel processo indipendentista catalano è essenziale: donna è la Presidente del Parlamento, donna è il capo del partito indipendentista…..ah, le nostre donne di Sicilia…..) di aderire al concerto per la libertà di un popolo che ha la nostra stessa cultura, affinità linguistiche notevoli, la nostra stessa bandiera (garrisce al sole mediterraneo il vessillo giallo e rosso di Catalogna, identico alla bandiera di combattimento dell’Esercito Volontari per l’Indipendenza della Sicilia, la differenza è nella stella perntalfica catalana e nella triscele di Sicilia), e per giunta dei Re di identico sangue, nel XIV secolo?

Preferiamo non dare nessuna risposta, altrimenti dovremmo scoperchiare quelli che in lingua siciliana si chiamano “gli altarìni” e che puzzano maledettamente di denaro, senza il quale, specie i cosiddetti artisti famosi, non imbracciano neppure la chitarra, figuriamoci un mandolino a plettro…. non solo: magari qualcuno avesse avuto l’ardire di andare a Barcellona, sarebbe poi stato “marchiato” a vita dal governo unitario di essere indipendentista…. “E quannu mai? E si mi levanu i pìcciuli?”. Questo è l’ambiente, per chi lo conosce. Per i politici è anche peggio, tranne laudevoli eccezioni: “lasciate ogni speranza, voi ch’entrate” a palazzo Reale di Palermo, se non siete servi del governo di Roma.

Non tutti però soggiacciono al medesimo sentire di giannìzzeri del potere, per fortuna, perchè sia nella nuova generazione che tra i cosiddetti non allineati (definizione politica degli anni Sessanta, per chi rammenta il gruppo delle nazioni di quel periodo che così si definivano), cresce la consapevolezza prima della coscienza, poi della cultura indipendentista. E il nostro compito (chi scrive è dirigente del Movimento per l’Indipendenza della Sicilia, ma vede affini i tutti i gruppi affratellati dal medesimo obiettivo e comune lotta) è quello di diffondere il verbo, svolgere il compito dei San Giovanni Battista. Anche se si corre il rischio, come quel coraggioso, di essere decollati per avere detto la Verità.

Tornando a Kennedy, l’Irlanda sua patria vide il liberatore in De Valera, sodale del leader del MIS, Andrea Finocchiaro Aprile, che così ricordava, nel 1963: “Non vi lasciate abbattere dalla situazione attuale, in Inghilterra il mio amico De Valera quando creò la Repubblica d’Irlanda del Sud agiva su per giù nelle stesse condizioni nostre, ebbe un momento di splendore, un momento di pericolo, stava per andare alla ghigliottina come andò alla ghigliottina il suo segretario per certi rapporti col governo tedesco…. ma alla fine trionfò. Io auguro alla Sicilia il suo De Valera”.   Forse nel XXI secolo non c’è più bisogno dell’uomo della provvidenza, ma di un gruppo coeso, e fortemente motivato come i cinque punti del pentalfa che splende nella bandiera catalana, o i tre segni della triquetra sicula, nel perseguire senza tentennamenti l’obiettivo. Che passa inevitabilmente per lo Statuto siciliano parte integrante della Costituzione repubblicana, Ma va anche oltre, molto oltre.

L’Europa dei popoli è in movimento, e nessuna macchinazione controiniziatica e plutocratica potrà mai arrestarla. Domani la Catalogna indipendente, al fianco del cui popolo siamo fratelli, a seguire la Sicilia!

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A volte ci sono frasi che lasciano un segno indelebile nella storia: una di queste è: "io ho un sogno", di martin luther king e dell'indimenticato presidente usa john f. Kennedy. Egli fu non solo il primo capo di stato della repubblica stellata americana ad essere cattolico, ma anche -cosa che per noi ha più importanza- un oriundo irlandese. Il padre, joseph kennedy, era noto per la sua opera politica diciamo pure naif, però giunse ai fastigi del senato e vide i figli arrivare dove un emigrato isolano d'europa, non poteva all'epoca aspirare. La madre era di nobile famiglia di coloni, ha scritto un bellissimo libro romantico, "tempo di ricordare": rose fitzgerald kennedy è morta pluricentenaria, qualche anno fa.

A volte ci sono frasi che lasciano un segno indelebile nella storia: una di queste è: "io ho un sogno", di martin luther king e dell'indimenticato presidente usa john f. Kennedy. Egli fu non solo il primo capo di stato della repubblica stellata americana ad essere cattolico, ma anche -cosa che per noi ha più importanza- un oriundo irlandese. Il padre, joseph kennedy, era noto per la sua opera politica diciamo pure naif, però giunse ai fastigi del senato e vide i figli arrivare dove un emigrato isolano d'europa, non poteva all'epoca aspirare. La madre era di nobile famiglia di coloni, ha scritto un bellissimo libro romantico, "tempo di ricordare": rose fitzgerald kennedy è morta pluricentenaria, qualche anno fa.

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