La figlia del generale Carlo Alberto ucciso da Cosa nostra il 3 settembre del 1982 consegna al social network il suo amaro sfogo. «Sotto le abitazioni di Falcone e Borsellino ho trovato amore, ricordi, messaggi. In via Carini mezza fioriera con bicchierini di caffè usati buttati dentro». Il vice sindaco: «Raccogliamo sollecitazione, per luoghi memoria maggiore attenzione»
«Abbandonata la lapide che ricorda papà» Rita Dalla Chiesa su Fb: «Una vergogna»
Una foto, il segno amaro dell’abbandono. E una denuncia. Rita Dalla Chiesa, la figlia del generale Carlo Alberto ucciso da Cosa nostra il 3 settembre del 1982, consegna a Facebook il suo sfogo. Posta un’immagine: la lapide di via Carini, che a Palermo ricorda il luogo in cui 33 anni fa i sicari di mafia freddarono il padre. L’auto su cui viaggiava guidata dalla moglie, Emanuela Setti Carraro, fu affiancata da una Bmw da cui partirono alcune raffiche di kalashnikov. Un’esecuzione in piena regola, che non lasciò scampo nemmeno all’autista di Dalla Chiesa, Domenico Russo, che seguiva la vettura del prefetto e che fu affiancato da una moto da cui partì un’altra raffica mortale.
Oggi sul luogo della strage c’è una fioriera senza fiori, trasformata dall’incuria in un cestino improvvisato con bicchieri di caffè usati. «Una vergogna per la Palermo degli onesti» scrive sul social network Rita Dalla Chiesa. «Avevo pubblicato questa foto anche qualche settimana fa. Ma non è cambiato niente – dice la figlia del generale -. Continua ad esserci mezza fioriera con bicchierini di caffè usati buttati dentro, e una bicicletta parcheggiata esattamente dove è stato ammazzato mio padre, con Emanuela e Domenico Russo. Una vergogna per la Palermo degli onesti».
Un dolore, acuito da confronto. Con altre vittime della mafia. Con i nomi di quelli che negli anni sono diventati il simbolo stesso dell’impegno antimafia. «Ho voluto fare di proposito un giro sotto le abitazioni di Falcone e Borsellino – prosegue nel lungo post -. E ho trovato amore, ricordi, messaggi, la targa della Nave della legalità. Ho pregato anche io davanti al loro immenso sacrificio, e a quello delle loro scorte. Poi, risalendo in macchina, mi sono chiesta “ma perché tutto questo non c’è anche dove hanno massacrato mio padre? Forse perché non era siciliano, ma era un generale dei carabinieri di Parma? Ma non è caduto anche lui in terra di Sicilia per proteggere i siciliani nei loro diritti, nella loro sicurezza, per garantire quella legalità, anche nelle minime cose, che così spesso manca, e che permetterebbe un vivere civile, senza più paure?».
Così salita in macchina, Rita Borsellino è andata a comprare una bandiera italiana e l’ha portata in via Carini. «Su quella mezza fioriera e accanto alla bicicletta parcheggiata sotto la lapide. In via Carini, quella sera, non hanno visto niente…. Ma la mia bandiera la vedranno di sicuro. E pazienza se darà fastidio a qualcuno. So che la Palermo degli onesti e di tanti giovani è con me. Grazie a tutti».
Un post che per il consigliere comunale di Idv, Paolo Caracausi, è «un pugno allo stomaco per tutti i palermitani onesti e una vergogna per questa città che dimentica i suoi eroi». Perché un luogo «così significativo non può essere abbandonato, l’amministrazione comunale intervenga subito così da rendere onore alla memoria di un uomo che ha sacrificato la propria vita per questa terra. Il giorno dopo l’eccidio, proprio in via Carini, qualcuno scrisse: “Qui è morta la speranza dei palermitani onesti”. Facciamo in modo che la speranza non muoia due volte».
A stretto giro di posta arriva la replica dell’Amministrazione comunale. «Quella di Rita Dalla Chiesa – dice a MeridioNews il vice sindaco, Emilio Arcuri – è una sollecitazione dai toni garbati che raccogliamo. Se è vero che va riservata attenzione a tutta la città per contrastare l’abbandono di intere aree e la formazione di discariche abusive, è altrettanto vero che ci sono dei luoghi della memoria, che meritano un impegno ancora maggiore. Predisporremo un servizio dedicato e chiederemo a chi si occupa di garantire il decoro di questa città di prestare ancora più attenzione per gli spazi simbolo di Palermo». Ma per il numero due di Palazzo delle Aquile «l’invito garbato della signora Dalla Chiesa» non può essere l’occasione per imbastire «polemiche inutili affidate a qualche comunicato: è un comportamento squallido».
Così ieri, spiegano da Palazzo delle Aquile, una squadra di operai del Coime ha ripulito la zona. Il Comune ha programmato la pulizia e la lucidatura della lapide prima della commemorazione della strage e ha chiesto ai proprietari dell’area che resta privata la possibilità di installare alcune piante. «Palermo ha il dovere di ricordare Carlo Alberto Dalla Chiesa – ha detto il sindaco Leoluca Orlando – per l’amore che dimostrò verso la nostra città in un momento difficilissimo della nostra storia e per aver pagato con la vita quel suo amore. Perché la morte del generale dalla Chiesa fu stimolo all’impegno di tanti palermitani onesti e il suo impegno fu stimolo a combattere i legami, fino ad allora indicibili, fra mafia, politica e finanza».