A19, Sicilia spezzata da una frana di 10 anni Un mese fa l’allarme dal Comune di Caltavuturo

Una frana vecchia di dieci anni spacca la Sicilia a metà. L’autostrada Palermo-Catania resta chiusa totalmente anche oggi e lo sarà, secondo le prime previsioni, almeno per altri tre, quattro giorni. Tanto dovrebbe durare il monitoraggio dei tecnici dell’Anas sui piloni del viadotto Himera che sorreggono l’A19, investiti ieri dalla frana che scende dalle colline di Scillato su un fronte largo 400 metri. 

Stamattina sul posto sono presenti i vertici tecnici e dirigenziali dell’Anas, della protezione civile regionale, l’assessore alle Infrastrutture Giovanni Pizzo e gli amministratori comunali dei paesi interessati, soprattutto Caltavuturo e Scillato, entrambi in provincia di Palermo. «La situazione è drammatica – racconta Domenico Giannopolo, vicesindaco di Caltavuturo ed ex deputato regionale – la corsia che va verso Catania poggia sui due piloni colpiti dalla frana e non è ipotizzabile che venga riaperta e breve. I tecnici stanno invece monitorando l’altra corsia, quella in direzione Palermo, per capire se ha subìto dei movimenti. La verifica durerà almeno tre o quattro giorni, solo dopo si deciderà se riaprire anche solo una corsia».

Dai primi risultati si apprende che il pilone investito dalla frana dovrà essere rimosso; i lavori potrebbero durare anni. Il pilone si è spezzato alla base e, inclinandosi, si è adagiato sull’altra campata. La rimozione della struttura è perciò giudicata una misura preliminare per ricostituire le condizioni di sicurezza e riaprire il traffico su una sola carreggiata. Sulla seconda campata i tecnici hanno posizionato apparecchi rilevatori in grado di segnalare anche piccoli spostamenti. Una relazione intanto sarà inviata dall’Anas alla Procura della Repubblica di Termini Imerese. Dopo l’esame del documento la magistratura deciderà se aprire un’inchiesta sulla frana. Un’altra informativa sarà inviata dai carabinieri al procuratore Alfredo Morvillo. 

Nel frattempo chi deve raggiungere Catania o Palermo, è costretto a percorsi alternativi che in media allungano il viaggio di circa 45 minuti rispetto al tradizionale tragitto in autostrada. Chi viaggia dal capoluogo etneo verso Palermo deve uscire a Tremonzelli, proseguire in direzione Caltavuturo, raggiungere Cerda e reimmettersi in autostrada nella zona industriale di Termini Imerese. Chi va da Palermo verso Catania, può seguire lo stesso percorso all’inverso, oppure uscire a Scillato, salire verso Polizzi Generosa e ricongiungersi a Tremonzelli. 

Una situazione di emergenza che, tuttavia, era nota da molto tempo. La frana è attiva da dieci anni e interessa tutto il tratto parallelo all’autostrada in corrispondenza di Scillato. «Nove anni fa – spiega il Giannopolo – la provincia di Palermo ha effettuato alcuni sondaggi, di cui però non sono stati mai resi noti i risultati. In dieci anni non è stato fatto niente. Da parte di Anas, protezione civile e provincia c’è stata una sottovalutazione, nonostante le nostre ripetute segnalazioni». 

La situazione precipita 15 giorni fa, quando la strada provinciale 24 Scillato-Caltavuturo viene totalmente distrutta da un fiume di fango, terra e detriti. Per un tratto di almeno 400 metri la strada non esiste più. Nelle settimane precedenti, consapevole del grave rischio, l’amministrazione di Caltavuturo aveva inviato allarmi alle istituzioni competenti (Anas, Regione, protezione civile). Il 13 marzo il Comune del Palermitano segnala il pericolo di un nuovo avanzamento della frana sulla provinciale. «Un’eventuale quanto possibile interruzione – scriveva il sindaco Giuseppe Calogero Lanza – darebbe origine a una situazione di forte disagio ai cittadini, rendendo difficoltoso raggiungere ospedali, scuole, luoghi di lavoro e l’eventuale chiusura dell’autostrada provocherebbe la deviazione sulla strada provinciale». Eventualità che diventa realtà già il 28 marzo, quando gli utenti dell’autostrada sono costretti a rimanere in colonna per diverse ore. 

«Visto che la provincia è in liquefazione e commissariata – aggiunge il vicesindaco Giannopolo – abbiamo acquisito una settimana fa i sondaggi fatti nove anni fa e ci stiamo assumendo l’incarico di affrontare il problema. Se da quelle verifiche emergesse che la frana è molto profonda, tale da interessare i piloni dell’autostrada, sarebbe chiaro che sarebbe stato necessario assumere iniziative ben prima».

Stamani sul posto è arrivato anche l’assessore regionale alle Infrastrutture Giovanni Pizzo. «Sono in costante contatto con il presidente Crocetta – ha commentato – Abbiamo chiesto al governo nazionale lo stato d’emergenza. La situazione è veramente grave. Non sono le strade a cedere, sono le nostre montagne che stanno crollando a poco a poco – dice – Quello che sta accadendo in Sicilia è drammatico. Sono gli effetti del cambiamento climatico: la montagna d’acqua che quest’inverno si è abbattuta sulla nostra regione è probabilmente la causa dei dissesti che si stanno verificando. Non si tratta di assolvere qualcuno, e toccherà ai tecnici stabilire le cause e, se ci dovessero essere, le eventuali responsabilità. Ma è chiaro che siamo di fronte a un’emergenza da affrontare con estrema serietà».

Salvo Catalano

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