A ricata di Stromboli, storica gara tra gozzi a remi Dall’anziano pescatore al bimbo, festa da inizio ‘900

È noto a tutti il legame che si instaura tra un pescatore e la propria barca, compagna di mille avventure e strumento per procurarsi da vivere. Una simbiosi che porta ad un rapporto intimo che nessuno può scalfire. A Stromboli, però, c’è chi è disposto a fare un’eccezione, affidando la propria barca a un equipaggio di estranei impegnati in una gara. D’altro canto la causa è nobile: c’è infatti una tradizione da rievocare.

Sull’isola, ogni 24 agosto, si svolge la Ricata. Si tratta di una regata di due chilometri con gozzi a remi – sorteggiata tra gli equipaggi alla partenza – organizzata dalla Stromboli pesca società cooperativa e dall’associazione Stromboli Blu, in concomitanza con la festa di San Bartolo. La manifestazione ricorda la presa della posta che si svolgeva agli inizi del ‘900 e vedeva protagoniste le ormai storiche palamitare quando andavano a prendere posizione per calare le reti. Conquistare lo specchio d’acqua migliore significava all’epoca assicurarsi una pesca migliore e di conseguenza maggiori guadagni. Tutto poi finì con l’arrivo dei primi motori.

Ad aggiudicarsi l’edizione 2016 della Ricata è stato l’equipaggio della barca Zu Peppinu, formato dal timoniere Franco Caccetta e dai rematori Federico Cusolito, Antonio Cincotta e Carlo Caccetta. Proprio quest’ultimo racconta le emozioni di una competizione molto sentita tra gli abitanti di Stromboli e che ogni anno suscita la curiosità di centinaia di turisti. «È ormai un appuntamento fisso – spiega – che cerco di onorare ogni anno, anche se non abito più a Stromboli da molto tempo. Per noi è una tradizione di famiglia, la prima gara infatti la feci a 12 anni con mio padre, poi presi il suo posto di rematore. Finora ho partecipato a sette Ricate, ma provo sempre emozioni uniche e irripetibili».

Spingere una barca in legno di diversi quintali, durante una regata, non è mai facile, ma per arrivare primi al traguardo non serve soltanto la forza muscolare. «È importante lo spirito di squadra – racconta Caccetta -, bisogna infatti creare il giusto affiatamento tra i membri dell’equipaggio. Negli ultimi anni il percorso della gara è stato allungato, si parte dallo Strombolicchio per arrivare al molo di Scari. Sono due chilometri di fatica e sudore, ma anche di tanta adrenalina. Non si tratta di barche da competizione, quindi lo sforzo è maggiore. Fondamentale è inoltre l’assegnazione dei ruoli e delle posizioni da occupare. Un vogatore (con due remi) sta seduto a prua, gli altri due in piedi con un remo ciascuno. Il timoniere, invece, è a poppa a manovrare la paledda».

«La competizione – precisa Caccetta – si svolge da decenni e negli anni si è assistito a un ricambio generazionale. All’edizione 2016 hanno partecipato sei equipaggi formati interamente da stromboliani. Aderisce chiunque: dall’anziano pescatore al ragazzino che vive la sua prima esperienza. Anni fa ci fu addirittura un equipaggio composto interamente da donne». Nonostante sia ormai un appuntamento fisso, la Ricata continua a fare i conti con la burocrazia. «Chiediamo ogni anno regolare permesso alla Capitaneria di Porto – racconta Caccetta – , ma il tratto di mare interessato dalla manifestazione resta comunque aperto a tutti senza la presenza di una motovedetta. L’anno scorso la regata si è trasformata in una corsa ad ostacoli per evitare le tante imbarcazioni private che intralciavano il tragitto. Questa volta, invece, il mare mosso ci ha avvantaggiato, liberando il percorso».

Alla fine della gara i partecipanti hanno preso parte alla consueta festa sul molo organizzata dalle stesse associazioni di Stromboli in collaborazione con sezione di Lipari della Lega Navale Italiana. Una serata in musica e allegria iniziata con la tradizionale grigliata di pesce fresco offerta dai pescatori locali e animata dalla musica dal vivo della band di Nino Cicero che ha poi passato il testimone ai giovani dj Fares Zaabat, Alessandro Cursi e Mattia Mandarano che per tutta la notte hanno fatto ballare centinaia di turisti e residenti. Ai vincitori e a Giuseppe Utano, armatore della barca prima classificata, è stato consegnato un trofeo con i rispettivi nomi incisi, realizzato con un’ascia dell’800 donata da Domenico Cusolito e installata su un pezzo di tartana, regalo di Ahimèe Camoz.


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