È Eredità il nome dell'operazione che ha portato in carcere i componenti dei gruppi che avrebbero operato nel quartiere Picanello di Catania. Tra le organizzazioni ci sarebbe stata una «pacifica convivenza e una leale concorrenza». Guarda il video e le foto
A Picanello figli alla scuola dello spaccio dei padri Pusher cambiano piazza in base al miglior offerente
Rapporti di buon vicinato. Al punto che i due gruppi – dediti allo spaccio nel quartiere Picanello di Catania e disarticolati oggi dall’operazione Eredità che ha portato a 12 arresti da parte del carabinieri del comando provinciale – si sarebbero scambiati non solo i clienti ma anche gli spacciatori.
Le due organizzazioni sarebbero riuscite ad assicurarsi ciascuna un introito medio giornaliero di circa cinquemila euro e avrebbero operato in modo autonomo, ma data la vicinanza territoriale avrebbero instaurato «un rapporto di pacifica convivenza e leale concorrenza». Tanto che, senza offesa da parte di nessuno, i pusher si sarebbero spostati da una piazza di spaccio all’altra in base a una offerta di migliori condizioni di lavoro (turni, compenso, sicurezza) garantite dal capo: Salvatore Puglisi (detto Zecchinetta) in via Timoleone e Patrizio Gregorio Pulvirenti in via Maria Gianni.
Nella zona della città nota come Campo Scuola, le due organizzazioni avrebbero sfruttato le caratteristiche territoriali del quartiere per fare fruttare al meglio il già consolidato sistema di spaccio: le vedette, posizionate negli angoli delle varie strade d’accesso, sarebbero state incaricate di filtrare e indirizzare gli acquirenti verso i pusher. Questi avrebbero poi ceduto la droga tenuta nascosta nelle auto, nei motorini e anche nelle panchine. Fondamentale sarebbe stata la figura del «lanciatore», uno degli indagati agli arresti domiciliari che avrebbe contribuito all’attività confezionando le dosi e lanciandole dal balcone di casa su richiesta del pusher in strada. Le indagini, iniziate nell’ottobre del 2018, hanno permesso di riscontrare l’impiego anche di due minorenni, di cui uno con meno di 14 anni, con il duplice ruolo di vedette e di pusher.
Le attività investigative, inoltre, hanno certificato l’esistenza di un forte vincolo associativo fra i
componenti, rafforzato talvolta anche dal legame familiare. Puglisi Salvatore e Giuseppe Nastasi sono i padri rispettivamente di Filippo e Benedetto Maicol. I carabinieri li hanno visti lavorare insieme e, in diverse occasioni, i genitori avrebbero fatto da esempio per le nuove generazioni. Un vero e proprio passaggio di consegna nella gestione degli affari illeciti (da cui il nome
dell’operazione
Eredità).
Nel corso dell’indagine, sono stati sequestrati oltre due chili di marijuana. Dieci persone sono state arrestate in flagranza di reato di detenzione e spaccio di stupefacenti. Oltre 150 sono invece gli acquirenti segnalati come assuntori, perlopiù
giovanissimi, trovati in possesso della sostanza stupefacente appena acquistata.
Gli arrestati:
1. Salvatore Puglisi (classe 1968)
2. Filippo Puglisi (classe 1994)
3. Patrizio Gregorio Pulvirenti (classe 1986)
4. Sebastiano Giovanni Massimino (classe 1986)
5. Sebastiano Guerrera (classe 1989)
6. Benedetto Maicol Accardi (classe 1992)
7. Giuseppe Nastasi (classe 1973)
8. Anthony Nastasi (classe 1999)
9. Andrea Nicholas Urzì (classe 1999)
10. Santo Spinella (classe 1979)
11. Cesare D’Anna (classe 1973)
12. Marco Guarnaccia (classe 1984)