«L’albero di Natale più alto di Sicilia quest’anno non è stato allestito sulla facciata della basilica di san Sebastiano, non per dissapori con l’attuale amministrazione comunale, bensì per i forti contrasti avvenuti con il nuovo parroco». La firma in questo manifesto – che è stato affisso in città e ha fatto il giro del web negli ultimi giorni – è quella dei ragazzi di San Sebastiano di Palazzolo Acreide, il centro del Siracusano con poco più di ottomila abitanti conosciuto in tutto il mondo come il paese delle feste patronali. Non solo quella del patrono San Paolo, festeggiato a fine giugno con la tradizionale sciuta della statua, alle 13 in punto sotto il sole cocente, tra le urla dei devoti che anche in piena pandemia non hanno rispettato le norme anti-Covid facendo il viaggio scausu. Una breve processione a cui aveva preso parte anche il parroco con la reliquia in mano, tanto che il vescovo aveva sospeso le celebrazioni.
Il patrono non è solo: sontuose feste anche per il compatrono San Sebastiano Martire. In alcuni casi, più folklore che devozione con una sorta di gara a chi organizza lo spettacolo pirotecnico più lungo e più forte. Dietro l’organizzazione dei festeggiamenti ci sono i comitati, gruppi di persone che in qualche modo orbitano nell’ambiente parrocchiale: sono loro che, per esempio, si occupano della raccolta delle offerte dei cittadini e dei commercianti per le manifestazioni esterne, dall’ospite della serata alle luminarie. Da quando però nella chiesa centrale è arrivato il nuovo parroco, don Salvatore Randazzo, gli equilibri sono cambiati. Anche perché, come dice chi conosce bene la realtà, «a livello locale, in generale, spesso i comitati sono abituati a essere piccoli centri di potere». Quella palazzolese è una querelle che solo a un primo sguardo superficiale si risolve all’interno della canonica ma che, invece, investe la comunità anche a livello sociale.
«Sono venuto a conoscenza di questi problemi quando ho chiesto ai ragazzi se avessero intenzione di montare l’albero di Natale sulla facciata della chiesa, come ogni anno – spiega a MeridioNews l’assessore al Turismo Maurizio Aiello – Non sono voluto entrare nel merito anche perché nessuno mi ha chiesto di fare da mediatore. Noi – conclude il rappresentante dell’amministrazione comunale – restiamo aperti al dialogo, ma in questa vicenda non abbiamo nessun ruolo e sono convinto che si risolverà tutto anche perché il parroco è una splendida persona e per i ragazzi la parrocchia è la loro seconda casa». E proprio questa, in effetti, potrebbe essere una sfaccettatura della questione. Dietro i dissidi tra questi ragazzi di San Sebastiano e il nuovo sacerdote – arrivato nel 2020 dopo padre Angelo Caligiore, parroco per quasi 50 anni – in realtà pare esserci la nuova gestione di alcuni servizi all’interno della basilica patrimonio dell’umanità Unesco e di un locale parrocchiale adiacente che si trova sempre nella centrale piazza del Popolo.
Un ex bar, ormai da anni utilizzato come luogo di ritrovo, una specie di circolo per devoti organizzatori, diverso dalla sede ufficiale del comitato. Ma che adesso è diventato Spazio San Sebastiano: un centro culturale di aggregazione giovanile nato con un progetto tra la parrocchia e la cooperativa di comunità Mediblei, finanziato da Fondo Sviluppo, il fondo della cooperazione italiana. «In un territorio soggetto allo spopolamento come questo – dice a MeridioNews la presidente Sara Curcio Raiti – è fondamentale l’attivazione di spazi di promozione sociale ed economica per contrastare l’abbandono del territorio». Niente di nuovo se si allarga lo sguardo, ma solo la replica di un modello economico già diffuso e riuscito in Italia che vede la collaborazione del mondo della cooperazione con gli enti ecclesiastici. In pratica, la parrocchia mette a disposizione il bene e la cooperativa lavora per se stessa e anche per il bene che «è stato trasformato in un presidio di comunità e in un hub culturale e turistico per l’intera zona iblea – aggiunge Curcio Raiti – pronto ad accogliere sia residenti che viaggiatori».
Al piano superiore c’è il tavolo per le riunioni e le postazioni per il coworking; sotto c’è lo spazio culturale che ospita mostre d’arte, presentazioni di libri, concerti in acustico, convegni e laboratori. «Tutte attività funzionali per innescare dinamiche culturali – sottolinea la presidente di Mediblei – e per fare crescere l’intera comunità». Nello Spazio San Sebastiano è stato allestito un ascensore per permettere di visitare la basilica anche ai disabili o agli anziani che non sono in grado di affrontare l’impegnativa scalinata della chiesa. C’è poi un angolo info-point per «le visite guidate della chiesa organizzate da professionisti ma anche per le informazioni su tutto il territorio ibleo».
Un modo per professionalizzare l’offerta turistica del territorio, ma anche per condividere i luoghi con l’intera comunità locale. Lo spazio, infatti, è già stato utilizzato per varie iniziative: tra queste, gli incontri di cittadinanza attiva per costruire una statua intitolata a un palazzolese illustre, il drammaturgo e giornalista Pippo Fava, ucciso dalla mafia nel 1984. Un percorso che è diventato occasione per fare esplodere lo scontro online, con accuse di strumentalizzazione politica dello spazio annesso alla chiesa, come conteso tra varie anime cittadine. Eppure, da fuori, quella che si vede in atto a Palazzolo Acreide sembra una piccola rivoluzione. Come spesso accade, non sempre facile da accettare. Almeno all’inizio.
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