A Casteldacia con il bilancio-gruviera…

di Lorenzo Canale

Giovanni Di Giacinto, attuale braccio destro del presidente della Regione, il ‘Rivoluzionario’ Rosario Crocetta, all’Ars, è stato il padre padrone del Comune di Casteldaccia per 15 anni, prima da assessore “pesante” e poi – per due sindacature – da primo cittadino.

La delega al bilancio è stata tenuta gelosamente, per la maggior parte del tempo, da Di Giacinto in persona, aiutato dal suo fidatissimo Ragioniere Capo, Gaetano Martorana, andato in pensione nel 2011 e subito rientrato dalla porta d’emergenza con un bell’incarico esterno come – udite udite – “esperto del Sindaco”.

Ma sono carte confuse e contraddittorie, quelle di Casteldaccia. Una confusione creata ad hoc per permettere ai manovratori di agire indisturbati, di esercitare il potere nelle piccole e grandi cose. Dove c’è confusione, infatti, c’è emergenza, e quindi discrezionalità, arbitrio, libertà di agire scavalcando le regole.

Il gruppo Alternativa di Casteldaccia, dopo aver denunciato più volte “gravi e reiterate violazioni delle norme” nella gestione dei conti pubblici, ha avuto conferma delle sue ipotesi dalla relazione finale dell’ispezione dell’assessorato regionale Enti Locali compiuta durante il 2009 dal funzionario Girolamo Ganci. I successivi interventi dell’assessorato mantengono il tono di censura.

Il funzionario ha più volte sollecitato l’Amministrazione ad “adottare i provvedimenti necessari e/o opportuni a ricondurre l’azione amministrativa alle prescrizioni dell’impianto normativo dì riferimento, secondo le indicazioni analiticamente esposte, anche al fine di evitare il reiterarsi di analoghe situazioni”.

Le relazioni annuali della sezione controllo della Corte dei Conti rappresentano un altro atto di accusa contro il Comune di Casteldaccia. È un continuo parlare di “criticità” che “persistono”. Dopo essere state richieste dalla Corte dei Conti, per tre volte consecutive, l’Amministrazione comunale non ha ancora adottato le misure correttive.

Ma sono istituzioni che mantengono il loro ruolo “collaborativo” con l’ente comunale, e che non hanno poteri tassativi. Intanto sono aperte le inchieste dalla Procura della Repubblica di Termini Imerese per il reato di “Falso ideologico” (il cosiddetto “Falso in bilancio”), con delega al nucleo operativo della Guardia di Finanza di Bagheria.

Occhi puntati sui bilanci consuntivi 2009, 2010 e 2011, soprattutto sul debito con il Coinres – il Consorzio rifiuti – che l’Amministrazione non ha inserito in bilancio. Conti falsati? Il dubbio – fondato – è che l’Amministrazione di Casteldaccia, guidata allora dal padre-padrone, Giovanni Di Giacinto, abbia preparato sistematicamente dei bilanci falsati, non veritieri. Che, per nascondere le magagne, i conti da pagare, abbia falsato le carte.

“Il conto del patrimonio – scrive infatti la Corte dei Conti nel 2009 – non rappresenta compiutamente la situazione economica e patrimoniale del Comune, ai sensi dell’art. 230 del T.U.E.L., ed evidenzia gravi incongruenze relative a talune voci contabili”.

Inoltre, come accertato dall’ispezione, nei bilanci di previsione le entrate vengono gonfiate per permettere all’ente di spendere di più, oltre la propria effettiva capacità di spesa. “Le entrate di previsione sono state valutate non realisticamente: ciò consentiva la possibilità di prevedere ed effettuare maggiori spese, cui non si poteva far fronte con entrate reali, da qui il citato ricorso alle anticipazioni di cassa ed il conseguente pagamento di interessi passivi”.

Quel che emerge dai documenti è una gestione allegra e padronale dei soldi pubblici. A cominciare dalle piccole cose, come l’ordine cronologico dei pagamenti, previsto dalla legge, e che a Casteldaccia non viene rispettato. No, qui si paga prima una ditta invece che un’altra, un fornitore invece che un altro, a discrezione di Sindaco e compagnia bella. È lecito sospettare che prima si paghino le ditte “amiche” e le altre per ultimo?

Insieme ai tanti favori e privilegi agli ‘amici’, a Casteldaccia si riscontra un tirare troppo la corda che ha ridotto il Comune sull’orlo del dissesto finanziario, come un’azienda perennemente in rosso.

Gravi sono i dati riguardanti l’anticipazione di cassa, ovvero i soldi che l’Ente si fa anticipare dal Monte Paschi di Siena, con conseguente pagamento di interessi. Il ricorso all’anticipazione di cassa ogni anno sfiora i limiti legali dei 3/12 delle entrate accertate (secondo il D.Lgs 267/2000) e viene utilizzato costantemente, e non solo in casi eccezionali, come suggerisce la normativa. Una situazione che potrebbe portare a un danno erariale derivante dagli interessi maturati.

Interessi su interessi, che fanno altri interessi. Circolo vizioso che si individua pure nel ritardo – frequente da parte dei Comune nel pagare le rate dei mutui accesi. Tutto ciò mostra una perenne carenza di liquidità dell’Ente comunale. Un dato che non è accidentale ma strutturale.

“Tale situazione – scrive l’ispettore della Regione Ganci – non scaturisce da momentanei deficit di liquidità presentatesi durante la gestione e comunque agevolmente fronteggiati dall’Ente entro la fine dell’anno, quanto piuttosto di una perdurante situazione caratterizzata dal mancato rientro delle disponibilità necessarie all’estinzione integrale del debito”.

“Si ribadisce – continua Ganci – che il ricorso a tale forma d’indebitamento soprattutto se reiterata nel tempo oltre a produrre aggravio finanziario per l’ente, potrebbe costituire il sintomo di latenti squilibri nella gestione di competenza e, nei casi più gravi, configurare una violazione del disposto dell’art. 119 Cost”.

Oltre al danno, la beffa. Dopo tutte queste vicissitudini, dopo l’attenzione degli organi superiori, ispettori e commissari, ora il buon Di Giacinto fa la parte da leone nientemeno che nella Commissione Bilancio dell’Assemblea regionale siciliana. Tremate, siciliani, tremate…

 

 


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