A Canicattini la birra prodotta dai carcerati «Così potranno riconciliarsi con la società»

La birra della cooperativa sociale Panta Rei avrà il gusto dell’etica. «Panta Rei, Tutto scorre come recita un celebre aforisma del filosofo Eraclito. Anche se per noi – racconta a Meridionews Francesco Messina, uno dei soci fondatori della cooperativa – è pure significativo che contenga la parola reo che è la parte attiva del reato». Il progetto della coop Panta Rei parte oggi e prevede che a lavorare nel birrificio artigianale a Canicattini Bagni siano anche, a rotazione, detenuti in semilibertà del carcere siracusano di Cavadonna. «Li accompagneremo, di volta in volta, nella fase finale della loro detenzione e, per circa dieci mesi, saranno affidati a noi fino al loro ritorno in società. Inoltre – continua – due ragazzi detenuti hanno voluto aiutarci devolvendoci una quota societaria e diventando a, tutti gli effetti, soci volontari», spiega Messina che ha già lavorato all’interno del carcere per più di quattro anni nel laboratorio alimentare con la cooperativa sociale L’Arcolaio.

«In quello che per me è stato molto più che un semplice lavoro – dice il tecnologo alimentare, oggi mastro birraio – ho imparato che quando si dà fiducia a persone in cui nessuno crede più si viene ricambiati con grandi soddisfazioni. Per i detenuti lavorare con noi – afferma – sarà un modo per riconciliarsi con la società, anche dal punto di vista relazionale».

My Rei è la blonde ale, una entry level non troppo strutturata e complessa «per avvicinare il consumatore della birra industriale a quella artigianale»; Hopportunity è il nome della rossa scelto «da una parte perché hop in inglese significa proprio luppolo, ma soprattutto per sottolineare – dice Messina – l’aspetto sociale dell’opportunità» e poi Experience una birra metà frumento e metà orzo che contiene un particolare bouquet di arance amare, coriandolo e pepe bianco e che «sarà per i fruitori una vera e propria esperienza sensoriale». Sono queste le prime tre birre prodotte nel paese aretuseo all’interno di un locale che è una grotta naturale. «Ambiente particolare che fa proprio al caso nostro – spiega – per la temperatura che si mantiene stabile a 19 gradi sia in estate che in inverno, perfetta per la fermentazione della birra. E pensare che quando abbiamo iniziato, le prime birre le abbiamo prodotte negli scantinati o nella cucina della nonna».

La tendenza dei mastri birrai di Panta Rei è quella di usare gli ingredienti del territorio. «Abbiamo già provato a utilizzare le spezie tipiche degli Iblei e anche le carrube per una birra scura», svela Messina che conclude ammettendo di aver ricevuto anche parecchie critiche, specie dalle persone più adulte, per l’idea di fare un progetto che dia lavoro ai delinquenti


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