Da dieci giorni, nel capoluogo etneo parte della spazzatura rimane in strada. Solo ieri, trecento tonnellate. A Lentini lamentano una carenza di 600 tonnellate settimanali per evitare un nuovo intasamento. Attaccano le opposizioni. Trizzino: «Costante emergenza»
Rifiuti, ci sono ancora problemi con i conferimenti a Sicula Cassonetti di nuovo pieni a Catania. Baglieri attesa in Ars
Le immagini tragiche dell’alluvione di martedì e l’apprensione per quello che potrebbe ancora accadere hanno rubato inevitabilmente la scena a tutto il resto. Sui giornali, nei palazzi della politica, per le strade a tenere banco sono i danni causati dal maltempo e le domande su ciò che si poteva fare e soprattutto si potrà fare in futuro, per ammortizzare gli effetti di fenomeni destinati a far parte dell’ordinarietà. Tuttavia, confusi nel disordine post-calamità, altri problemi tornano ad apparire. Da una decina di giorni, Catania è tornata a fare i conti con la difficoltà a conferire la spazzatura. Cassonetti stracolmi e principi di discariche abusive sono immagini con cui i residenti hanno dovuto convivere fino a un mese. Un problema che, seppure con le debite proporzioni, potrebbe presto interessare anche altri comuni della Sicilia orientale.
All’origine di tutto, ancora una volta, c’è la difficoltà di Sicula Trasporti – società amministrata dal tribunale di Catania, dopo il sequestro ai fratelli Leonardi – a gestire la spazzatura destinata all’impianto di trattamento meccanico-biologico per poi essere inviata nelle discariche di Gela, di Motta Sant’Anastasia e di Siculiana. Quella di proprietà, a Lentini, da mesi è chiusa perché satura. Per sopperire a ciò, la Regione ha ordinato ai tre gestori degli impianti di smaltimento – la Srr Caltanissetta Sud e i privati di Oikos e Catanzaro Costruzioni – di aumentare i quantitativi in entrata rispettivamente di 3400 tonnellate a settimana per la discarica pubblica e di 2300 a settimana per ognuna delle altre due. Un impegno di sessanta giorni, in attesa di trovare altre soluzioni. Su tutti capire se l’ipotesi dell’invio fuori regione sia una strada realmente percorribile dal punto di vista logistico e, soprattutto, dei costi.
Stando a quanto appreso da MeridioNews, esisterebbe al momento uno scarto di circa 600 tonnellate a settimana, tra le esigenze dichiarate da Sicula e quanto la Regione è riuscita a garantire non senza polemiche, come nel caso di quelle sollevate dai sindaci della Srr Caltanissetta Sud, preoccupati dall’idea di vedere riempirsi anzitempo la propria discarica. Ma l’impianto di contrada Timpazzo, a Gela, è proprio quello a cui prossimamente il governo Musumeci potrebbe rivolgersi per chiedere un ulteriore sforzo. Le difficoltà a Lentini riguarderebbero infatti la frazione biostabilizzata, per la cui ricezione Oikos e Catanzaro non sono autorizzate.
Ieri, soltanto sulle strade di Catania, sono rimaste trecento tonnellate di spazzatura, pari al 60 per cento di quella che mediamente viene prodotta giornalmente. Nel capoluogo etneo, le difficoltà sono apparse da dieci giorni. Ad Acireale, invece, l’amministrazione comunale ha comunicato la possibilità di disservizi anche sulla raccolta differenziata, nel momento in cui i mezzi che servono anche per l’indifferenziata dovessero restare carichi in attesa di entrare a Sicula. A chiedere di sapere cosa sta accadendo sono stati ieri anche i deputati regionali Pippo Laccoto (Italia Viva) e Nuccio Di Paola (M5s). Entrambi hanno chiesto all’assessora Daniela Baglieri di riferire in aula.
«Checché se ne dica, la situazione emergenziale in Sicilia non è mai terminata e l’azione di questo governo lo conferma – commenta il cinquestelle Giampiero Trizzino a MeridioNews – Di questo passo un altro territorio, Gela, sarà condannato a sopportare il peso dell’inettitudine di chi dovrebbe trovare soluzioni. Senza tenere conto di come quell’area sia già stata ampiamente provata da un punto di vista ambientale. La chiusura di Sicula e la sostanziale impossibilità di inviare i rifiuti fuori per i costi troppo alti – continua il deputato regionale – rappresentano un problema che non verrà risolto neanche con l’apertura della settima vasca a Bellolampo. A Palermo, a dicembre, sarà fruibile soltanto una prima porzione della nuova vasca, assolutamente insufficiente ai fabbisogni dell’isola».
L’attesa, adesso, è rivolta alle decisioni che Musumeci e Baglieri prenderanno per evitare che la situazione torni totalmente fuori controllo. È altamente probabile un richiamo alle responsabilità delle Srr, gli enti – ce ne sono 18 nell’isola – che per legge dovrebbero occuparsi della gestione del ciclo dei rifiuti e dell’impiantistica nei territori di competenza. Le stesse società che, da mesi, sono in ritardo con l’adeguamento dei piani d’ambito al piano regionale e che dovrebbero occuparsi direttamente dell’indizione delle gare d’appalto per l’affidamento del servizio di trasporto dei rifiuti fuori dai confini regionali. Dal canto loro, però, le Srr, che per soci hanno i Comuni, lamentano di non avere le risorse per finanziare la progettazione degli impianti pubblici e di avere per anni assistito alla gestione straordinaria e centralizzata del settore da parte della Regione. Insomma, un cane che si morde la coda, ma che nelle prossime ore potrebbe finire a galleggiare sotto forma di rifiuti.