Questa mattina a decidere di mandare a processo mister 32mila preferenze è stato il giudice per l'udienza preliminare Luigi Barone. In aula il deputato era assente, così come avvenuto la scorsa settimana
Corruzione elettorale, rinviato a giudizio Luca Sammartino «Favori e posti di lavoro» tra regionali 2017 e le politiche
Voti da record e politica. Un binomio che in Sicilia sembra continuare a portare poca fortuna. Così, a meno di quattro anni dal plebiscito bulgaro venuto fuori dalle urne delle regionali 2017, il deputato all’Ars Luca Sammartino si trova a fare i conti con il pesante fardello di un rinvio a giudizio per corruzione elettorale. A decidere di mandare a processo il «politico per passione e dentista di professione», come il diretto interessato si autodefinisce, è stato il giudice Luigi Barone. L’udienza di questa mattina, durata sette di minuti, si è svolta ancora una volta al piano terra del palazzo di giustizia di piazza Giovanni Verga, a Catania. Sammartino, come la settimana scorsa, ha deciso di non essere fisicamente presente.
Insieme al deputato andranno a processo Sebastiano Nuccio Anastasi, l’ex consigliere comunale etneo Giuseppe Musumeci, Giuseppe Damiano e Salvatore Capuano, l’attuale assessore a Mascalucia Antonino Nino Salamone Rizzotto – unico presente in aula – e infine l’avvocato ed ex consigliere comunale a Caltagirone Alfredo Scozzarella. La decisione del giudice accoglie quindi la richiesta della procura.
Sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti, oltre alle regionali 2017, sono finite le politiche del 2018, in cui Sammartino venne candidato al parlamento senza però essere eletto. L’inchiesta su mister 32mila preferenze deflagrò l’1 dicembre 2019: svelata per la prima volta sulle pagine di MeridioNews. Appena quindici giorni dopo l’evento, organizzato nella cornice del centro fieristico delle Ciminiere, in cui Matteo Renzi faceva esordire Italia Viva in Sicilia. Insieme a tutto lo stato maggiore del partito l’ex presidente del Consiglio lanciò l’investitura di Sammartino a futuro candidato presidente della Regione. Trascorsi meno di due anni quelle parole sembrano preistoria politica.
Questa è la terza inchiesta che riguarda il36enne l’onorevole renziano, eletto per la prima volta all’Ars con l’Udc. Poi l’esperienza dentro Articolo 4, la creatura del defunto Lino Leanza, il matrimonio con il Partito democratico – con cui era candidato alle regionali e alle politiche, e, infine, l’ingresso in Italia Viva. Riguardo le inchieste il deputato si è sempre detto «consapevole di non aver commesso alcun reato». Il processo comincerà a inizio dicembre davanti ai giudici della quarta sezione penale.