Soccorritori 118 e il nodo dispositivi di protezione «Le tute si bucano appena urtiamo una barella»

«Vogliamo combattere il coronavirus ma per farlo abbiamo bisogno delle armi giuste», parola del Movimento unito dipendenti 118 Sicilia. La sigla, attraverso una missiva, denuncia la poca sicurezza di alcuni dispositivi di protezione individuale, in particolare le tute di biocontenimento e le visiere. Sono queste le armi di cui avrebbero bisogno i soccorritori ma che, stando all’associazione, non sono di buona fattura. Per bucare le tute, tra gli esempi che vengono fatti, basterebbe un semplice urto con una barella. «L’imbottitura interna si sfilaccia nella fase di vestizione – scrivono – e al solo sfregamento». Altra criticità riguarderebbe l’utilizzo di un prodotto a base di ipoclorito, spruzzato prima della fase di svestizione per sanificare il dispositivo. Alcune foto dimostrerebbero come la sostanza riesca a oltrepassare la tuta, riuscendo a macchiare i vestiti utilizzati dagli operatori. «Questo mette a rischio la sicurezza e non abbiamo certezza sulla tenuta del biocontenimento della tuta».

Altro nodo è quello che riguarda le visiere paraschizzi. «Si presentano di scarsa qualità e tendono facilmente ad appannarsi», analizza il Movimento unito dipendenti 118 Sicilia. «Mettono a serio rischio non solo l’operatore che le indossa ma anche l’intero equipaggio e il paziente». Gli autisti soccorritori, che già durante la prima ondata della pandemia aveva chiesto più attenzione e maggiori tutele, chiedono di essere dotati di mascherine FFP3, cioè quelle che offrono la massima protezione possibile dal virus. 

Tornando sul tema tute, a emergere sarebbero pure le criticità per i lavoratori che vestono taglie più grandi. «Chiediamo che venga predisposta la fornitura di dispositivi con taglie dalla XXL alla XXXXL – continuano – così da consentire con sicurezza la vestizione e i movimenti da parte dei colleghi che necessitano, per via della mole corporea, di dispositivi extra-large». Nel mirino della critica da parte dell’associazione nello specifico ci sono le tute Flosteril Flomed modello 9700, indicate dalla casa produttrice come «rinforzate con un nastro di saldatura a prova di liquido e resistente alla pressione su tutte le cuciture per aumentare la sicurezza». 

Riceviamo e pubblichiamo dal legale della Flomak Tekstil Makine Muhendislik, l’avvocato Vincenzo Patarnello: «In un passaggio dell’articolo, sotteso a evidenziare la scarsa qualità di alcuni dpi consegnati ai sanitari denuncianti, viene fatto riferimento a una tuta, asseritamente rispondente al modello Florestil Flomed 9700, la quale risulterebbe per l’appunto di scarsa qualità. Sta di fatto che la società mia assistita, di nazionalità Turca, quale produttrice della tuta denominata Florestil Flomed 9700, rappresenta di non avere mai commercializzato e/o distribuito, né direttamente né tanto meno attraverso suoi agenti e/o intermediari, il suddetto dispositivo di protezione individuale in Sicilia. Diversamente non potrebbe essere atteso che, il prodotto tuta monouso è rispondente alle più stringenti normative vigenti in materia, oltre a essere dotato delle prescritte certificazioni. Risulta palese, pertanto, che le tute oggetto di contestazione, siano frutto di contraffazione e/o falsificazione di marchio ovvero di abusiva riproduzione dello stesso, non essendo mai state prodotte e commercializzate dalla Flomak, società che a tutela delle propria immagine brutalmente lesa ha avviato ogni più legittima iniziativa».


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