Oltre quindici mesi fa Nello Musumeci annunciò una svolta epocale. Il ddl, che punta a creare un unico consorzio regionale, è ancora fermo in commissione all'Ars. «Servono investimenti e riqualificare le piante organiche», commenta il segretario di Filbi Uil
Consorzi di bonifica, lavoratori e agricoltori attendono Sindacato: «Governo dice che la riforma è quasi pronta»
«Renderemo produttive anche le aree interne e pagheremo i creditori. Mettendo così la parola fine a una vicenda dolorosa che ha fatto, di un ente immaginato per lo sviluppo dell’agricoltura, un grande carrozzone». Queste le parole con cui, a maggio dell’anno scorso, Nello Musumeci annunciò la riforma dei consorzi di bonifica. Un passaggio definito «epocale» perché capace di mettere fine a «un calvario durato 24 anni». Oltre quindici mesi dopo, però, il disegno di legge è ancora – complici anche i rallentamenti dovuti al Covid-19 – in fase di gestazione all’Ars.
Dopo avere completato il percorso in commissione Attività produttive, a febbraio è stato assegnato alla commissione Bilancio e lì si è fermato. Ad attendere che si tramuti in legge sono in tanti: dai lavoratori dei Consorzi ai tantissimi agricoltori che confidano nel fatto di ritrovarsi in una situazione migliore rispetto a quella attuale. L’auspicio, infatti, è quello di vedere la riorganizzazione della governance accompagnata da nuovi investimenti nel settore, a partire da quella rete idrica colabrodo che non consente di fruire di un servizio adeguato in molte aree della Sicilia.
«Hanno detto che con la legge siamo in dirittura di arrivo», commenta a MeridioNews Enzo Savarino, segretario regionale di Filbi, l’organizzazione legata a Uil che si occupa dei lavoratori dei Consorzi. «Abbiamo istituito una cabina di regia con la partecipazione dei sindacati Fai Cisl, Flai Cgil e Filbi, a cui prendono parte anche gli attuali commissari e direttori dei Consorzi, l’assessorato e il dipartimento all’Agricoltura – continua Savarino -. Dalla Regione arrivano rassicurazioni sui tempi di approvazione».
La riforma immaginata dal governo regionale prevede la nascita di un unico consorzio di bonifica regionale. Un accentramento che rispecchia l’indirizzo che Musumeci ha più volte dichiarato voler seguire anche in altri settori, come nel caso della creazione di un’Agenzia per la casa al posto della piccola moltitudine formata dagli Istituti autonomi case popolari. Nel caso dei Consorzi di bonifica la situazione attuale parla di una mezza riforma, mai entrata completamente in vigore, approvata dal governo Crocetta, che prevedeva l’istituzione di due Consorzi: uno occidentale e uno orientale. In questi ultimi sarebbero dovuti confluire gli undici precedentemente esistenti. «In realtà ci siamo trovati con undici più due – commenta Savarino – I lavoratori, infatti, ancora oggi sono al libro paga dei singoli consorzi, mentre quello occidentale e orientale lavorano più in fase di progettazione».
Quello dei dipendenti è uno dei nodi da sciogliere in vista della riforma. Gli enti, infatti, hanno in pancia importanti contenziosi con i lavoratori. «Per lungo tempo il personale è stato pagato per la propria fascia di appartenenza mentre gli venivano affidati compiti di livello superiore – spiega il segretario regionale di Filbi -. Per questo ciò che abbiamo chiesto è di riqualificare i Pov, i piani di organizzazione variabile. Arrivare con le piante organiche a posto prima dell’approvazione della riforma è fondamentale per evitare di trascinarsi dietro i contenziosi». In tutta l’isola sono poco meno di duemila i lavoratori dei Consorzi di bonifica: un migliaio i contratti a tempo indeterminato, circa novecento quelli a tempo determinato. Questi ultimi, come accade per il settore dei forestali, divisi in base al numero di giornate garantite: 151isti, 101isti e 78isti. «La riforma prevede la divisione del Consorzio in quattro comprensori territoriali che raggrupperanno i bacini idrografici – va avanti Savarino -. Secondo noi ciò consentirà una migliore gestione del personale in rapporto alle esigenze delle singole aree».
Cambiare l’organizzazione, tuttavia, non comporterà automaticamente una crescita qualitativa dei servizi resi agli agricoltori. «Questo però non può essere addebitato al personale. Servono importanti investimenti per rifare le reti idriche. Nel Catanese, per esempio, è tutta a cielo aperto e non sono pochi i casi di allacci abusivi. Ma i problemi ci sono in tutta l’isola», conclude il segretario di Filbi. Stando agli annunci di un anno fa, con la riforma dei Consorzi di bonifica, il governo punta ad avviare un percorso virtuoso che dovrebbe consentire di quasi triplicare gli attuali 61mila ettari irrigabili.