Incentivi a bici e monopattini, Catania è pronta? «La mobilità sostenibile non si può improvvisare»

A pochi giorni dall’inserimento nel decreto Rilancio di misure utili a dare il via a una vera e propria mobilità d’emergenza, fioccano le proposte da parte delle associazioni ambientaliste per cercare di rendere più accessibili le città in tempi rapidi. A Milano, Napoli, Rimini e Firenze sembra essere tutto pronto per dare il via libera a biciclette e monopattini elettrici. A Catania, invece, tra strumenti pianificatori non aggiornati, i desiderata di cittadini e amministrazione, tutto sembra procedere a rilento. «La domanda è: cosa desideriamo dalla nostra città?». A spingere affinché la comunità etnea si concentri su questa riflessione è Marco Oddo, presidente Fiab Catania, la Federazione italiana ambiente e biciclette. «La mobilità ciclistica non si improvvisa», ribadisce più volte Oddo. 

L’amministrazione comunale si dice già a lavoro. «Abbiamo fatto un approfondimento con l’assessore Sergio Parisi e i rispettivi direttori – spiega l’assessore alla Mobilità Pippo Arcidiacono a MeridioNews – perché stiamo immaginando la possibilità di istituire alcune ciclovie per lo sviluppo della micromobilità, utilizzando i fondi europei Pon metro». A questi (pari complessivamente a tre milioni e 200mila euro) per l’assessore, si dovrebbero aggiungere altre somme. «Al ministro Provenzano – prosegue -, il sindaco chiederà la possibilità di rimodulare i fondi per operare gli interventi resi necessari dal dl Rilancio». Fondi statali, quindi, che il Comune chiederà facendo ricorso all’unico strumento urbanistico vigente: il Pgtu. Ovvero il piano generale del traffico urbano risalente all’amministrazione di Raffaele Stancanelli. «Perché il Pums (Piano urbano sulla mobilità sostenibile) è ancora in itinere», precisa l’assessore. Secondo quanto affermato da Arcidiacono, l’idea è di rifare strade per realizzare quaranta chilometri di ciclovie. Ma, allo stato attuale, il progetto più concreto è il «congiungimento delle piste ciclabili di Ognina e viale Kennedy», sottolinea soddisfatto Arcidiacono.

Per comprendere il perché del rinnovato interesse verso la mobilità sostenibile bisogna chiarire che il decreto Rilancio prevede, oltre al rifacimento delle piste ciclabili, anche misure che incentivano gli spostamenti green. Tra questi il bonus bici, un sostegno economico (erogato fino a un massimo di 500 euro e comunque non superiore al 60 per cento dell’importo complessivo) in favore di chi nei prossimi giorni deciderà di acquistare una bicicletta. Una disposizione che, però, si applica solo alle città con densità di popolazione superiore ai 50mila abitanti, e che ha lo scopo di disincentivare l’uso di veicoli a motore e decongestionare il traffico veicolare. Un intervento normativo piacevolmente accolto dalle associazioni ambientaliste cittadine, che però temono che per Catania sia ancora troppo presto. Uno spauracchio giustificato dalla mancata concertazione, tanto auspicata ma mai avuta, con l’amministrazione comunale, ma che Arcidiacono non ci pensa due volte a scacciare. «Entro il 2021 avremo tutto pronto», assicura. Ma al centro delle preoccupazioni di Fiab e Legambiente, ci sono una mancata strategia comunicativa, la mancata valutazione delle proposte delle stesse associazioni, e i reali desideri dei cittadini.

«Le proposte riguardo la mobilità ciclistica le abbiamo presentate oltre un mese fa», è la posizione condivisa di Legambiente per parola della presidente etnea Viola Sorbello e di Fiab. Se questa è la mobilità ciclistica «sui monopattini elettrici siamo messi anche peggio», tuona Oddo. «Sicuramente c’è una visione di quello che Catania vuole diventare, ma il problema sono i tempi». Stessa identica posizione per l’associazione a tutela dell’ambiente, in rotta di collisione con l’amministrazione di Salvo Pogliese sin dall’inizio del mandato. «Noi abbiamo fatto delle proposte – spiega Viola Sorbello – al centro delle quali c’è la creazione di un ufficio di Mobility management». Una struttura interna al Comune di Catania che possa occuparsi della formazione e organizzazione della mobilità ciclabile. 

«Non do la colpa alla politica – precisa Oddo -, ma manca una concertazione che riesca a coinvolgere il singolo cittadino per comprenderne i desideri». Tanti i problemi, dunque, tra le parti sociali della città in tema di mobilità sostenibile e che riguardano anche le ultime novità in merito alla concessione di suolo pubblico pensate dal primo cittadino per dare più spazio agli esercizi commerciali affinché possano mantenere la distanza di sicurezza di un metro. «Allargare il suolo pubblico è una buona idea e noi ci troviamo d’accordo – rincara la dose Sorbello – ma questa amministrazione non solo non ci ha mai considerati, ma tutela solo gli interessi economici di una parte dei cittadini: i commercianti». 

Per questo Legambiente, Acquedotte, CittàInsieme e altre 33 associazioni hanno firmato un documento, il Catania mobility lab, con l’intento di sottoporre al sindaco le proprie proposte. Tra queste, oltre l’attuazione della Rete della mobilità d’emergenza per le biciclette e la micromobilità, ci sono l’istituzione di un tavolo partecipativo permanente sulla mobilità sostenibile, l’ampliamento della Ztl e degli spazi riservati ai pedoni, consentire il trasporto della bicicletta sugli autobus e il ripristino della piena fruibilità pedonale e ciclistica dell’area portuale. «Tutte idee – incalza Sorbello – che abbiamo avanzato miliardi di volte, ma che non sono mai state valutate». 


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