Coronavirus, donatori impauriti? È emergenza sangue Avis: «Calo esponenziale, il problema riguarda tutti»

«In caso di emergenza? Prima verranno i bambini, poi gli adulti. Ma la speranza è quella di non arrivare mai a questo punto, spero che il sangue ci sia sempre per tutti». Una prassi che, in situazioni davvero gravi, sarà seguita anche in fatto di necessità di sangue. Visto che il quadro che emerge dalle parole del presidente regionale dell’Avis Salvatore Mandarà non è purtroppo rassicurante. «Non mi piace ragionare per numeri, ma in questo momento sono la cosa che più di altro restituisce in modo immediato la situazione – dice subito -. Fino al 29 febbraio 2020 rispetto al febbraio 2019 eravamo a quasi mille sacche in più solo in Sicilia, che sono un bel numero, considerato che qui si raccolgono oltre 200mila sacche di sangue e oltre 65mila kg di plasma. Dal 2 al 6 di marzo, sono i primi dati che abbiamo, siamo purtroppo a 383 sacche di sangue. Una sacca di sangue diventa necessaria, razionalizzando, per almeno tre pazienti». Un quadro preoccupante, insomma. Specie se si mettono in conto anche i pazienti talassemici.

«Nel 2019 abbiamo raggiunto quasi 40mila sacche di sangue per 2.700 pazienti affetti. Io non sono un amante dell’essenza ragionieristica, lo ribadisco, ma sono dati necessari per capire la necessità di sangue che abbiamo in questo momento». Un calo esponenziale, da imputare alle paure scatenate dall’emergenza Coronavirus, compresa quella verso ospedali e presidi medici. «Le sedi in cui poter donare il sangue, le stesse in cui si raccoglie il 92 per cento del sangue della Sicilia, sono tutte in sicurezza, i luoghi vengono tutti sanificati, non si rischia alcun contagio, siamo certificati per tutte le procedure, siamo centri d’eccellenza che operano per i cittadini – precisa il dottor Mandarà -. Il Coronavirus si trasmette per via aerea non per sangue, togliamoci quindi dalla testa che i possibili infetti ignari di esserlo che dovessero fare una donazione inficerebbe sugli altri, questo non può accadere in alcun modo. Abbiamo attivato il sistema triage nelle nostre sedi operative, dove già attraverso anamnesi telefonica al donatore, sia quello fidelizzato che non, facciamo una serie di domande, anche di natura privata. Dopo questa prima fase, si arriva in Avis con il contatto col medico, già dotato di tutti i dispositivi di sicurezza individuale, e viene fatta ulteriore anamnesi di conferma».

Solo dopo si passa alla donazione, arrivando in una sala in cui c’è «non solo il centro ovviamente sanificato, ma chi opera là dentro utilizza le distanze necessarie e ogni dispositivo di sicurezza prevista. C’è la sicurezza che nelle nostre sedi Avis non possa esserci alcun tipo di contagio», ribadisce più volte il presidente. Eppure, le donazioni ad oggi ancora scarseggiano in maniera sempre più preoccupante. «Il calo c’è, si sente, ogni donazione sono almeno sette-otto-dieci donazioni in meno rispetto ad ogni raccolta e nei prossimi dieci giorni questa si chiamerà a tutti gli effetti emergenza sangue, la stessa già dichiarata in Lombardia e in Veneto – dice senza giri di parole -. Si stanno rinviando interventi chirurgici programmati con una scadenza più ampia, non so però quante altre cose si potranno rinviare. Se dovesse venir meno questo nostro grande lavoro, che è un po’ una missione fatta di promozione e sensibilizzazione, e se quindi questo messaggio che donando non si rischia nulla non dovesse arrivare alla popolazione, presto scriveremo che ci sarà una vera e propria emergenza. Io intanto rassicuro i miei pazienti, stiamo cercando di parlare con tutti».

Nel frattempo, alcuni donatori stanno prestando il proprio nome vestendo i panni di testimonial, proprio per incentivare la gente a donare, dalla Iena Ismaele La Verdera al duo dei Soldi Spicci. «Questo oggi è diventato un problema che riguarda tutta la comunità, nessuno escluso – sottolinea il dottor Mandarà -. Ci sono associazioni che possono andare avanti ancora per pochi giorni, e poi? L’ospedale Villa Sofia-Cervello ha già dichiarato l’emergenza sangue. Di  norma ci sono i sistemi di compensazione, Ragusa ad esempio manda sacche di sangue alle aree metropolitane più grandi, cioè Palermo, Catania, Messina, ma ora guarderanno alla loro situazione, il calo c’è per tutti, questa possibilità quindi ora viene meno vista la situazione e le altre regioni non fanno eccezione. Abbiamo finito le scorte. I numeri nazionali dicono che dal 2 all’8 marzo sono state consumate in Italia oltre 46mila unità, se sono state raccolte 44.297 e già è stata usata tutta la scorta, mancherebbero oltre mille sacche di sangue in pratica».

Identico il quadro delineato anche dalla responsabile del centro trasfusionale dell’Arnas Civico Rosalia Agliastro, che dal canto suo, esattamente come il dottor Mandarà, invita tutti a donare senza timore: «Donare resta una cosa sicura. Stiamo seguendo delle precise linee-guida che il Centro nazionale ha emanato, sull’accuratezza dell’anamnesi per vedere dove eventuali donatori che volessero donare sono stati nei 15 giorni precedenti, se devono fare quarantena o altro – spiega -. Ci hanno dato regole scritte da seguire, quindi ribadiamo che donare è sicuro, non ci sono problemi, anzi incentiviamo tutti a venire a donare. Il sangue risulta indispensabile per tutti, è una cosa ovvia. Ricordiamoci che in più in Sicilia abbiamo i talassemici, una quota di gente che deve essere trasfusa a prescindere da qualunque cosa, è importante ricordarlo».


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