L'area è gravemente compromessa dal punto di vista ambientale: è scomparso, nel tempo, un intero strato montuoso. Gli indagati Daniele e Giuseppe Mancuso, padre e figlio, risultano contigui a organizzazioni criminali di matrice mafiosa. Guarda il video
Messina, sequestrata un’enorme discarica abusiva «Mai segnalata per timore di ritorsioni della mafia»
Una enorme discarica abusiva a cielo aperto di 12mila metri quadri in contrada San Corrado del rione Gravitelli a Messina è stata sequestrata dai finanzieri del comando provinciale di Messina e del reparto operativo aeronavale di
Palermo, nell’ambito dell’operazione denominata
Montagna fantasma.
Le indagini, condotte dagli specialisti del Gico del nucleo di polizia economico-finanziaria e dai militari della stazione navale di Messina, riguardano ditte e società – anche registrate come onlus – riconducibili a padre e figlio Daniele e Giuseppe Mancuso, operanti nel settore del movimento terra. Entrambi adesso sono indagati perché, con il supporto di altre persone anche loro indagate, avrebbero illecitamente sversato una quantità
smisurata di rifiuti speciali
.
Gli accertamenti disposti dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina ed eseguiti dalla guardia di finanza hanno documentato, inoltre che gli indagati risultano contigui a organizzazioni criminali di matrice mafiosa. «Del resto, appare inverosimile che una discarica di tali dimensioni non abbia suscitato reazioni da parte della cittadinanza – sostengono i finanzieri – Non si esclude che tale contingenza possa trovare logica spiegazione nel possibile timore per eventuali ritorsioni, in virtù dei rapporti parentali degli indagati con il boss, ora collaboratore di giustizia (Giorgio Mancuso, ndr) già dominante sulla zona di Gravitelli di Messina».
Nell’area sequestrata sarebbero stati abbandonati rifiuti di ogni tipo: materiali di risulta derivanti da attività edili e di sbancamento, sfabbriciti, laterizi, elementi cementizi, ceramici, plastici e in vetroresina, residui di materiale in gesso, tubazioni, profilati in pvc, frammenti di asfalto, polistirolo, pneumatici, sanitari, terra derivante da attività di sbancamento, rifiuti vegetali derivanti da scerbatura. Tutto questo abbandonato in prossimità del torrente Gravitelli e di un eremo del Cinquecento. I finanzieri hanno sequestrato anche i mezzi pesanti utilizzati per trasportare e scaricare i rifiuti speciali (prelevati in diversi cantieri edili del
comprensorio messinese), mezzi da
movimento terra (pale meccaniche ed
escavatori) usati per creare le buche che venivano riempite con i rifiuti, poi coperte e
livellate.
È stato accertato che numerose imprese edili, impegnate in importanti
opere di costruzione o ristrutturazione di complessi residenziali, centri commerciali, cliniche private, centri benessere, opere di riqualificazione del territorio (anche connesse
all’eliminazione delle baracche), abbiano scelto la più comoda ed economica via dello
smaltimento illegale dei rifiuti.
Le indagini sono ancora in corso.
L’area, che si trova a ridosso della tangenziale
di innesto dell’autostrada Messina-Catania e vicino al centro abitato, risulta adesso
gravemente compromessa dal punto di vista ambientale: è scomparso, nel
tempo, un intero strato montuoso, fino a cinque anni fa coperto da una fitta vegetazione, indispensabile per garantire l’equilibrio idrogeologico. L’illecita condotta criminale, accertata dalle fiamme gialle, ha prodotto
un
deterioramento significativo e misurabile di una estesa porzione del suolo.