Tutto parte dalle denunce del sindacato Nursid. Al centro della vicenda c'è la carenza del personale in reparto e il ricorso ai letti aggiuntivi. «L'assessorato regionale ha chiesto una relazione entro 15 giorni», commenta il segretario territoriale Salvo Vaccaro
Cannizzaro, il ministero vuole chiarezza su Ginecologia «Dal caso Milluzzo alle segnalazioni quasi giornaliere»
Viene bollato come «iperafflusso» con reparti pieni di pazienti e letti sistemati alla bell’e meglio per garantire comunque le cure necessarie. Il palcoscenico è l’unità operativa di Ginecologia e ostetricia dell’ospedale Cannizzaro di Catania. Recentemente finita sotto la lente d’ingrandimento del ministero della Salute. Al centro della vicenda ci sono le denunce del sindacato Nursid. L’ultima, in ordine di tempo, è stata inviata al dicastero retto da Roberto Speranza nei giorni scorsi. «Lo abbiamo fatto – spiega a MeridioNews il segretario territoriale Salvo Vaccaro – dopo le nostre continue segnalazione all’azienda che sono state puntualmente sminuite». Così la denuncia inviata a Roma è ripartita in direzione Sicilia per arrivare sul tavolo dell’assessorato regionale alla Salute.
«Da Palermo hanno dato al Cannizzaro 15 giorni – prosegue Vaccaro – per stilare una relazione dettagliata su tutte le criticità che segnaliamo da anni». L’elenco che snocciola Nursid mette in primo piano la carenza di personale. «Ci sono due infermieri che durante i turni arrivano a prendersi cura di 40 pazienti. Un numero enorme. Ecco perché durante l’ultimo incontro con l’azienda abbiamo chiesto di aumentare a tre le unità. In particolare nei turni pomeridiani e notturni».
L’altro capitolo è quello che riguarda la sistemazione dei letti all’interno delle varie stanze del reparto. «Spesso vengono aggiunte delle postazioni per le degenti sotto le finestre o in zone senza i necessari attacchi per l’ossigeno». Per Vaccaro questa situazione non sarebbe legata soltanto a isolati periodi di emergenza. «Ci arrivano segnalazioni giornaliere, spesso corredate da fotografie», continua.
Nella denuncia del sindacato delle professioni infermieristiche viene citato anche il cosiddetto «repartino». «Si tratta di dieci posti letto, quasi sempre occupati, che si trovano al piano di sopra. In un’area attigua, dedicata alle isteroscopie (metodo che permette di diagnosticare e trattare diverse patologie dell’utero, ndr), ci sono cinque o sei posti letto dove vengono regolarmente appoggiati ricoveri ordinari che restano in carico a un solo infermiere». Nelle parole di Vaccaro c’è anche un riferimento al caso di Valentina Milluzzo, la giovane mamma di Palagonia morta nell’ottobre 2016 insieme ai gemelli mentre era al quinto mese di gravidanza. Per questa vicenda è in corso un processo che vede alla sbarra cinque dirigenti medici, un anestesista e il primario Paolo Scollo.