Il tema del Padrino, le coppole e i picciotti che organizzano un colpo. Questo il contenuto di un video promozionale per una serata in discoteca a Catania, dal titolo «il mercoledì è cosa nostra». «Questo evento è poco rispettoso, perché sulla mafia c'è poco da scherzare» ammonisce l'associazione antiracket Addiopizzo. Ma gli organizzatori, studenti dell'organizzazione universitaria Actea, si difendono. «E' solo un nome simpatico, e la critica è banale perché noi ci impegnamo nell'antimafia». Guarda il video
Addiopizzo contro il party «Cosa nostra» Gli organizzatori: «Solo un nome simpatico»
«Il mercoledì è cosa nostra»: una serata in discoteca a tema nel locale Moon di Catania, pubblicizzata da un video in cui tutti gli attori indossano una coppola e la musica del film Il Padrino fa da sfondo a scene dei picciotti, membri di un clan, che organizzano un colpo. Un evento che non è piaciuto per nulla ad Addiopizzo Catania. «Di questo video e relativa serata a tema avremmo fatto volentieri a meno: sulla mafia c’è poco da scherzare» scrivono infatti i membri della associazione antiracket in una nota, pubblicata sul profilo Facebook. Ma, alle critiche, gli organizzatori non ci stanno.
«Quale sarebbe, per Addiopizzo, il collegamento tra la mafia e una associazione che si impegna nel No mafia day e promuove i temi dell’antimafia nella consulta provinciale degli studenti? Forse avrebbero dovuto informarsi meglio, il nostro è solo un nome simpatico» dichiara Alessandro Ragusa, membro dell’associazione universitaria Actea e tra i promotori della serata, in risposta alle critiche definite «banali» di Addiopizzo Catania. Che, dalla voce del presidente Totò Grosso, fa sapere come «nulla togliendo all’associazione di cui fanno parte gli organizzatori, a noi è sembrato semplicemente poco rispettoso organizzare feste su questo tema, da singoli citadini oltre che da membri dell’associazione Addiopizzo, verso chi non si rispecchia in quella Sicilia stereotipata» spiega Grosso.
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Quale sia il vero significato del nome della serata lo spiega invece Luigi Di Cataldo, anche lui studente e membro dell’associazione universitaria Actea, nonché titolare di una lista all’interno della serata danzante. «Il nome è scherzoso, perché c’è in corso una guerra fra gruppi universitari, volevamo solo sottolineare che noi siamo più bravi come organizzatori. Mi impegno a chiarire pubblicamente il vero significato del nome in maniera più esplicita per evitare equivoci», promette il giovane pierre, che spiega come «la serata è a tema ambiente siciliano anni ’30». Nessun tema mafioso, quindi, tanto che «nel video non ci sono pistole e sangue, e non credo che si possa associare il tema del Padrino a un messaggio di adesione nei confronti della mafia – continua Di Cataldo -. E poi ci sono decine di videogiochi a tema mafia. Oppure quella serie televisiva sulla vita di Totò Riina. Forse quella può plagiare le menti dei giovani».
Solo un malinteso o voglia di scatenare una polemica per farsi pubblicità? In realtà, ammette Di Cataldo «una polemica in questo senso ce l’aspettavamo in effetti, sappiamo che eventi a tema mafioso in passato sono stati criticati». Che, però, ribadisce come «non c’era nessuna volontà di farsi pubblicità in questo modo», e che «il video è una scelta di solo parte dell’organizzazione di una serata che ha il solo tema siciliano». Nell’organizzazione, spiega infatti il giovane Di Cataldo sono coinvolti diversi altri gruppi universitari come «Libertas, Orizzonte e molti pierre a titolo personale, che ogni mercoledì scelgono un tema diverso». Questa volta, da sotto la coppola, proclameranno a centinaia di studenti che organizzare serate in discoteca è «cosa nostra». Ma senza nessun riferimento alla mafia.