Incendio alla Playa, parte della fauna arsa viva dal fuoco  «Uccelli spaesati cercano nidi bruciati, serve prevenire»

C’era ancora fumo dove sorgeva il campo rom e tante persone che cercavano di recuperare qualcosa tra la cenere durante il sopralluogo della sezione catanese della Lipu (Lega Italiana Protezione Uccelli) a poche ore dal violento incendio che ha devastato parte della Playa di Catania. «C’erano ancora diversi focolai e tanta cenere tra le baracche di chi ha perso tutto», racconta a MeridioNews Giuseppe Rannisi, responsabile Lipu Catania, che si è poi spostato con i colleghi al parco urbano, per constatare i danni a flora e fauna.

«Abbiamo fatto un giro per vedere quale parte era stata danneggiata dall’incendio, perché la nostra preoccupazione riguardava i pini che sorgono vicino al laghetto. È la parte più bella e interessante del boschetto, che fortunatamente non è andata a fuoco». Tutta in fumo, invece, la zona nord del Boschetto della Plaia, che va dal cancello di ingresso in prossimità dei maneggi della polizia fino al torrente Acquicella. E se spesso si pensa alla fauna, non sempre ci si rende conto delle gravi ripercussioni che gli incendi hanno nella vita degli animali stanziati negli ambienti colpiti.

«Oltre al fatto che sono stati distrutti molti eucalipti di grandi dimensioni, pini e tutta la parte arbustiva ed erbacea – spiega Rannisi – molta fauna è stata arsa viva, dai nidi degli uccelli con uova e pulli alle lucertole, dai mammiferi, compresi cani e gatti presenti nel boschetto e che non si sono salvati, ai gongili (conosciuti come tiraciatu) e agli anfibi, per arrivare agli invertebrati che sono il cibo per gran parte degli animali. Abbiamo visto molti colombacci in cerca degli alberi e i loro nidi, facevano avanti e indietro in continuazione, così come molti piccoli uccelli che vivono in mezzo alla vegetazione bassa e ai cespugli e non riuscivano a raccapezzarsi perché è cambiata completamente la geografia della zona».

«Non c’è nulla che possiamo fare purtroppo, ormai i nidi sono andati distrutti – commenta abbattuto Rannisi – c’è da proporre al Comune di adoperarsi il prima possibile per cominciare a ricostruire il boschetto della Plaia. Ci sono state negli anni tante idee progettuali, tanti studi, tante proposte di finanziamento, anche da parte del Comune stesso, e bisognerebbe cercare di ripartire da lì».

Secondo il volontario, sarebbe necessario un intervento per censire le piante morte e quelle che possono sopravvivere, puntare sulla vegetazione autoctona e sulla scelta di specie prevalentemente della macchia mediterranea. Esemplari più resistenti alla mancanza di acqua e che riescono a recuperare anche se c’è il fuoco. Occorre, poi, puntare sugli alberi evitando di trasformare il boschetto in un boschetto di arbusti.

«Se l’incendio è doloso c’è poco da fare per prevenirlo, ma è strano che un parco pubblico vada a fuoco e non si possa fare niente in termini di protezione. Così come è andato a fuoco il parco Gioeni tempo fa o l’aiuola della circonvallazione che ha bruciato per diversi giorni. Probabilmente bisognerebbe fare molta più prevenzione di questi beni, che sono beni nostri».


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