Ciclovia Magna Grecia, i 250 km tutti sulla costa La Regione lavora sull’idea delle associazioni etnee

I 250 chilometri della ciclovia della Magna Grecia in Sicilia dovranno seguire necessariamente la costa. L’indirizzo della Regione è chiaro: non c’è spazio al momento per ipotesi alternative che prevedano un percorso verso l’interno, magari per toccare i Comuni della valle dell’Anapo nel Ragusano, (idea avanzata da alcune associazioni del Sud-Est). La ciclovia rientra nel progetto europeo Eurovelo 7 che punta a collegare la Norvegia a Malta. In Italia coinvolge le regioni Calabria (capofila), Basilicata e Sicilia. E nell’isola la pista ciclabile dovrà unire Messina a Pozzallo. Come?

Se n’è parlato ieri a Catania, dove i tecnici dell’assessorato regionale alle Infrastrutture hanno convocato tutti i Comuni interessati, liberi consorzi, città metropolitane e università. Consegnando ai partecipanti una linea: un’idea di ordine generale sul tracciato, ricavato in larga parte dalla proposta avanzata alcune settimane fa da un gruppo di associazioni catanesi (tra cui Salvaiciclisti e Ruotelibere) che conoscono molto bene il territorio. Il percorso si snoda interamente sulla costa. Le direttive del ministero dei Trasporti prevedono che ci si possa discostare al massimo di 5 chilometri «dai luoghi di attrattiva».

La ciclovia della Magna Grecia va intesa, insomma, come una sorta di autostrada delle due ruote. Un asse principale su cui far confluire, in futuro e grazie a nuovi possibili finanziamenti che su questo settore l’Europa non lesina, segmenti locali capaci di raggiungere località interne. Ma questo viene dopo. Adesso la priorità è trasformare l’idea generale di tracciato messa nero su bianco dalla Regione in un progetto reale. Il percorso prevede anche circa 18 chilometri di piste o percorsi ciclabili già esistenti o quantomeno già progettati: a Santa Teresa a Riva; nella Riserva Naturale Fiumefreddo dalla sponda sud del fiume Alcantara fino a via Marina a Marina di Cottone, su pista semisterrata ciclabile; nella Timpa di Acireale dove da anni un progetto per la valorizzazione della ferrovia dismessa è rimasto lettera morta; la pista ciclabile sul lungomare di Catania e le due a Siracusa, in via Unità d’Italia e Rossana Maiorca. 

In generale, tutti i tratti di pista ciclabile Eurovelo 7 in Sicilia che coincidono con strade aperte alle auto, dovrebbero essere protetti con un cordolo di sicurezza, o in ogni caso in sezione protetta con altri elementi architettonici. I tecnici dell’assessorato ammettono che il tratto più problematico sarà quello tra Messina e Taormina dove la conformazione geografica, con la strada statale 114 molto vicina al mare, rende complicata la realizzazione di una ciclovia. Tuttavia si esclude la possibilità di presentarsi al ministero con un progetto che contenga delle interruzioni: la ciclovia deve avere una sua continuità dall’inizio alla fine. 

La palla adesso passa ai Comuni e agli enti locali che ieri hanno risposto con entusiasmo. L’occasione d’altronde è importante e irripetibile: collegare tre province della Sicilia con un unico percorso ciclabile, vedersi riconosciuto il titolo di Comune ciclabile in Europa, attrarre un tipo di turismo che oggi nell’Isola manca e che invece rappresenta una nicchia importante in altre Regioni come il Trentino Alto Adige. La Regione ha chiesto ai Comuni di avanzare proposte sulla base della loro conoscenza del territorio. Informazioni di cui l’assessorato, che si pone in questo momento come cabina di regia del progetto, dovrà fare sintesi prima di dare l’ok alla Regione Calabria, capofila del progetto, per bandire la gara di progettazione. 

Col finanziamento messo a disposizione dal ministero, pari a 16,6 milioni di euro per le tre Regioni, si dovrà realizzare il progetto preliminare dell’intero tracciato e quello esecutivo per un primo lotto. Che in Sicilia dovrebbe essere individuato in provincia di Siracusa, perché, dicono dall’assessorato, quel territorio ha meno difficoltà dal punto di vista del traffico veicolare. Tutto con scadenza a dicembre 2020.


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