È iniziato ieri sera a Tremestieri Etneo Catania mai così in basso. Una rassegna di bassisti jazz di fama internazionale organizzata come reazione alle condizioni imposte dall'amministrazione di Catania per gli eventi della stagione estiva. «Il dieci per cento degli incassi va pagato al comune. Una cosa del genere non accade in nessun'altra città», denuncia Pompeo Benincasa, direttore artistico di Catania jazz
La cultura a Catania? Mai così in basso Rassegna jazz di protesta contro il Comune
«Non avevamo intenzione di fare una rassegna quest’estate, ma dopo aver visto quel bando non abbiamo potuto farne a meno». La rassegna Catania mai così in basso di Catania jazz al via ieri sera a Tremestieri Etneo è nata, come spiega il direttore artistico Pompeo Benincasa, come reazione al bando che regola gli eventi estivi del comune di Catania. «I grandi spazi come villa Bellini vengono riservati ai grandi nomi, per gli altri c’è il palazzo della Cultura. Il comune metterà a disposizione solo un palco. Il resto continua Benincasa è a carico degli organizzatori». Dalle toilette per il pubblico ai camerini per gli artisti, le spese dietro a un evento anche di minime portate sono sempre numerose, tutte sostiene fieramente Benincasa affrontate sempre senza finanziamenti pubblici.
Non sono solo le spese il problema. Nemmeno il palco è messo a disposizione direttamente da palazzo degli Elefanti, ma da quanti hanno fatto richiesta di diventare sponsor della rassegna catanese. «Questo sponsor avrebbe diritto a sfruttare il palco gratuitamente per cinque giorni al mese. Che se ne fa un’azienda tecnologica o un produttore di latticini di un palco al cortile Platamone?», si chiede.
Ma a colpire maggiormente i fondatori della storica associazione musicale è un’inusuale tassa. «Il dieci per cento degli incassi va pagato al comune. Siamo ormai abituati a una città che non dà contributi afferma con decisione il direttore artistico ma una cosa del genere non accade in nessun altro comune in tutta Italia. Mi sono informato, ne sono sicuro. E poi continua a chi dovremmo rivolgere le nostre lamentele? Catania non ha un assessore alla cultura, una cosa che in trent’anni di esperienza in questo campo non è mai successa».
Gli spazi in città dove poter organizzare eventi e concerti oramai scarseggiano. Come denuncia Benincasa, il teatro Sangiorgi e quello greco-romano non sono pienamente sfruttati, nel complesso le Ciminiere durante la stagione invernale vi sono state carenze organizzative e strutturali e nemmeno l’Università mette più a disposizione le proprie strutture gratuitamente. Meglio spostarsi qualche chilometro fuori dai confini, nella cintura di paesi che circondano Catania.
A dare il via alla rassegna ieri sera all’anfiteatro di Tremestieri è stato Stanley Clarke, vincitore lo scorso anno del Grammy per il migliore album di jazz contemporaneo. Nel corso della sua carriera ha collaborato con Quincy Jones, Paul McCartney e Keith Richards ed è compositore di oltre 60 colonne sonore (Romeo deve morire e The Transporter tra le più famose). Domenica sarà la volta di Dario Deidda (bassista di Carmen Consoli, Niccolò Fabi, Samuele Bersani, Ivano Fossati), Marco Panascia (contrabbassista di origini catanesi, vive a New York da oltre dieci anni e si esibisce nei club più famosi della grande mela) e del musicista di origini israeliane Omer Avital e il suo quintetto.
Il 23 si esibirà John Patitucci. Vincitore di due Grammy Award, ha ricevuto più di 15 nomination all’ambito premio e ha collaborato con cantanti del calibro di B.B. King, Dizzy Gillespie, Bon Jovi, Queen Latifah e Sting. Per l’ultima serata, martedì 24, si esibiranno Victor Bailey (bassista statunitense, ha suonato per Lady Gaga, Madonna, Mary J. Blige) e Eddie Gomez.
«Visto che non siamo un partito, la musica è l’unico strumento che abbiamo», spiega semplicemente Pompeo Benincasa. E, dato che secondo loro la città è caduta in basso, una rassegna di bassisti celebri dal nome appunto Catania mai così in basso è sembrata a dir poco calzante.
[Foto di dotmatrixproject]