Un'assemblea tra il Magnifico e i ricercatori dell'università etnea per discutere di come pagare a quest'ultimi le spettanze per l'attività didattica. Il fondo di finanziamento ordinario non è sufficiente e Recca si è impegnato a trovare altre soluzioni. Purché, sottolineano i membri del Coordinamento unico d'ateneo, sia fatta la differenza tra didattica e ricerca, ognuna con i suoi fondi. Ma su modi e tempi della decisione, attesa per fine luglio, solo il Consiglio d'amministrazione è abilitato
Unict, pagamenti per chi fa ricerca e insegna Tra Cuda e rettore, a decidere sarà il CdA
Unassemblea partecipata da moltissimi ricercatori dellateneo di Catania è quella che si è svolta ieri mattina alla cittadella universitaria con il rettore Antonino Recca. Un incontro per discutere insieme su una problema importante: il pagamento dellinsegnamento dei ricercatori. Non è garantito nel bilancio dateneo perché i soldi del Fondo di finanziamento ordinario non sono sufficienti e per lanno prossimo è previsto un ulteriore taglio di circa otto milioni di euro. E allora si è cercato di discutere. Una soluzione vera e propria non è stata trovata, eppure sia il rettore che i ricercatori e docenti del Coordinamento unico dateneo si ritengono abbastanza soddisfatti. Nonostante le posizioni siano contrapposte – un diritto dovuto secondo i ricercatori, una concessione delluniversità legata alla disponibilità economica dellateneo secondo il rettore -, «il mio impegno politico forte è quello di trovare le risorse per soddisfare le vostre richieste» è la promessa fatta dal Magnifico. E già lincontro in sé, comunque, rappresenta un passo avanti, un tentativo di abbattere quel muro esistito fino a oggi tra gli organi dateneo e i membri del Cuda.
Ciò che emerso con certezza è che i soldi per pagare la didattica non possono essere presi dal fondo ordinario «forse dai fondi Pon o Por» fanno sapere dallufficio stampa dateneo. Le prospettive, poi, sono due: o vengono dati sotto forma di stipendio per la didattica – che è esattamente ciò che vogliono i ricercatori e cioè differenziare nettamente lattività didattica da quella di ricerca – oppure verrebbero dirottati nel fondo per la ricerca, magari cambiando i criteri per lassegnazione. Inserendo una voce per la produttività didattica, finora non contemplata. Potrebbe accadere, infatti, che un ricercatore abbia fatto meno attività di ricerca ma tanta didattica: senza nuovi criteri di assegnazione, rischierebbe di trovarsi tagliato fuori dai fondi per luno e per laltro campo. Ma i ricercatori delluniversità – e non solo quelli legati al Cuda – non sono proprio convinti di questa opzione. «Il nostro è un diritto e sui diritti non si tratta» dichiarano. E, nellattesa di capire qual sarà lesito del ricorso al Tribunale amministrativo regionale contro il regolamento «per gli affidamenti e i contratti per esigenze didattiche», continuano a chiedere un regolamento ad hoc che preveda la retribuzione sin dal primo credito formativo, nonché una voce in bilancio specifica e il riconoscimento economico-giuridico per linsegnamento.