Multiservizi, Marletta si autosospende dalla presidenza Un parere dell’Anac riapre polemica sull’inconferibilità

«Mi sembra la decisione più corretta, il Comune chiederà comunque un riesame della questione». L’avvocato Giuseppe Marletta, per il momento, allarga le braccia e si fa da parte. La sua nomina alla presidenza di Catania Multiservizi, del resto, era stata fin dagli albori motivo di polemiche. Adesso arriva un parere dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) che si concentra sulla designazione compiuta a settembre dal sindaco Salvo Pogliese, mettendola in dubbio. L’incarico al vertice della partecipata del Comune di Catania che si occupa di manutenzione sarebbe viziato da una presunta inconferibilità. 

Ne dà conto la stessa amministrazione, in una nota in cui annuncia l’autosospensione di Marletta: «L’avvocato ha reso noto al sindaco la propria astensione allo svolgimento dell’incarico, rinunciando a percepire ogni indennità nelle more della definizione della questione». «Finora comunque soldi non ne ho visti – confessa il presidente in bilico a MeridioNews – ma il problema ovviamente non è di denaro, questa situazione mi spiace perché arriva in un momento complicato per l’azienda, mentre peraltro il Comune è in dissesto». Il testimone, al momento, passa al consigliere anziano del cda di Multiservizi, il docente Antonio Di Giovanni. Tutte e due nomine che fecero discutere anche per l’insita carica di trasformismo: Marletta, dopo essere stato assessore di Raffaele Stancanelli, si era avvicinato al deputato Ars del Pd Luca Sammartino. In quella fase, l’avvocato ottiene la presidenza della partecipata Asec Trade. Poi la rottura, prima delle Comunali, e l’appoggio a Pogliese. Mentre Di Giovanni, al Comune di Riposto, era assessore in quota Megafono di Rosario Crocetta, salvo poi avvicinarsi agli autonomisti prima delle ultime Regionali e venire in seguito accolto dal centrodestra catanese. 

Ma, al netto della politica, dove starebbe il problema? Già a settembre erano stati i consiglieri d’opposizione di Catania 2.0 a sollevare il caso. «Vogliamo capire – scrivevano allora Peppe Gelsomino e Francesca Ricotta, riferimenti in aula di Sammartino – come sia stato possibile che amministratori già in carica in aziende di proprietà del Comune siano stati contestualmente nominati in altre società e che tipo di verifica sia stata fatta sugli indispensabili presupposti di inconferibilità e incompatibilità dettati dalla legge 39/2013». Marletta rivestiva appunto i panni di presidente di Asec Trade, altra partecipata catanese, per nomina dell’ex primo cittadino Enzo Bianco. L’articolo 7 della legge chiamata in causa dai sammartiniani è quello che ha sbarrato la strada al riciclo degli ex politici nelle partecipate. Serve aspettare almeno due anni dall’ultimo incarico pubblico, in un ente come una partecipata, prima di poter godere di una nomina di questo tipo. 

Nel caso di Marletta mancherebbe questo requisito, ma l’Autorità avrebbe ulteriormente approfondito il nodo inconferibilità. «Nel parere – spiega lo stesso avvocato – si sostiene che io stesso mi sarei occupato di atti di gestione diretta in Asec quando ne ero presidente, vista l’assenza di un direttore generale in quella società». Circostanza che si ripeterebbe in Multiservizi e che, a norma di legge, sarebbe ugualmente contestabile. «In realtà non ne ho compiuti di questi atti – aggiunge Marletta – tanto che adesso, ad esempio, in azienda ci sono ben tre dirigenti chiamati a tali compiti». Il presidente di Multiservizi, in ogni caso, fa un passo a lato, in attesa di novità che potrebbero arrivare tramite il ricorso del Comune. 


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