Il prefetto di Catania ha scelto di assegnare un servizio di sicurezza ai due protagonisti dell'amaro finale della festa della patrona. Intanto la polizia visiona i numerosi video della ribellione di alcuni devoti, sfociata in insulti e intimidazioni. Guarda il video
Il parroco Scionti e il capovara Consoli sotto vigilanza Le minacce: «Sant’Agata è nostra. Ti tagghiu a testa»
Il parroco della cattedrale di Catania, monsignor Barbaro Scionti, e il maestro del fercolo di Sant’Agata, Claudio Consoli, sono sottoposti da oggi alla vigilanza della questura etnea. Un servizio di protezione stabilito dal prefetto di Catania, Claudio Sammartino, dopo i fatti di ieri. Giornata in cui il fercolo della patrona non aveva affrontato, per ragioni di sicurezza, l’attesissima salita di via di Sangiuliano. Lo stop, deciso da Consoli per l’eccessiva presenza di persone lungo il cordone, ha scatenato l’ira di alcuni devoti. Gli stessi immortalati da alcuni filmati della polizia, durante il rientro verso piazza Duomo, mentre insultano Scionti e Consoli. «Sant’Agata è la nostra, ti tagghiamu a testa», urla un uomo con addosso il tradizionale sacco. «Pagliacci, siete tutti pagliacci. A tia ti scassu a vastunati», rincara la dose un’altra persona, stavolta senza l’abito da devoto. Altri animatori della protesta, intanto, cercano di sfuggire all’obiettivo delle telecamere degli agenti in borghese coprendosi il volto con degli scaldacollo.
Ed è stato proprio dopo aver iniziato a visionare i numerosi video di quei momenti che la prefettura ha deciso di fare monitorare gli spostamenti di Scionti e Consoli, per paura che dalle minacce si passi ai fatti. Oggi per gli spostamenti di parroco e capovara è stata utilizzata una macchina in borghese. Mentre le forze dell’ordine sono a lavoro per dare un nome e un cognome a chi ha provato a bloccare il fercolo. Al vaglio, oltre ai numerosi video, ci sono le dichiarazioni di Consoli, ieri pomeriggio convocato in questura per un lungo faccia a faccia. Discorso identico per Scionti. Il sacerdote, poco prima della chiusura della festa, aveva preso la parola, davanti alle migliaia di persone radunate in piazza Duomo, pronunciando dal fercolo frasi di condanna verso chi aveva avviato la guerra del cordone: «I devoti di Sant’Agata e Sant’Agata non sono ostaggio di nessuno. Cari delinquenti siete soli e isolati. Ora fate silenzio perché dobbiamo pregare». Nel frattempo, i ribelli completavano comunque il percorso della processione passando per via Crociferi e tornando in piazza brandendo il cordone staccato da Sant’Agata in segno di protesta.
Adesso l’attesa è per la riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica che potrebbe fornire indicazioni ancora più stringenti, rispetto all’attuale vigilanza leggera, e l’assegnazione di un’accompagnamento per 24 ore per entrambi. Anche e soprattutto in vista di un altro appuntamento religioso nel quale potrebbero crearsi nuove tensioni: il 12 febbraio, giorno dell’Ottava di Sant’Agata. Le reliquie torneranno a essere esposte in cattedrale nell’unica occasione, per devoti, fedeli e cittadini, di poterle avvicinare per il tradizionale bacio. Dopo la messa delle ore 19, inoltre, è prevista la processione a spalla del busto reliquiario di Sant’Agata in piazza Duomo. «Dell’azione di tutela di Scionti e Consoli – si legge in una nota dell’ufficio stampa della cattedrale di Catania – si occupano con solerzia e massima cura il prefetto e le forze dell’ordine. Scionti e Consoli sono sereni e si preparano come sempre in spirito di servizio all’Ottava della Festa, confidando nell’intercessione di Sant’Agata e nel cuore buono dei devoti; una serenità che viene dall’aver vissuto i giorni agatini con azioni e parole alla luce del sole».