Schegge/5 Il cappottino rosso Nicolò Azoti, il sindacalista di Baucina

Mimì era seduta intenta a cucire sul cappottino rosso i polsini ed il colletto di pelliccia grigia. Era il regalo di Natale per Antonella e lo aveva cucito un po’ per volta la sera e di nascosto dopo averla messa a letto e nell’attesa di Cola di ritorno dalla Camera del lavoro di cui era Segretario.

Antonella scoprì il segreto una sera vicina al Natale e volle osservarla da dietro la porta socchiusa mentre faceva svolazzare da una parte all’altra quel cappottino rosso che non vedeva l’ora d’indossare.

All’improvviso il silenzio di quella sera fu squassato dal crepitare di spari e poi riempito dal lamento profondo del suo papà ed invaso dalle urla di terrore della mamma.

Si trascinò fino a casa Nicolò Azoti e poi Mimì lo distese sul letto, poi lo portarono a Palermo, all’ospedale e poi torno a Baucina, al suo paese, dentro una cassa da morto.

Al funerale solo una spruzzata veloce di acqua benedetta, ma niente funzione religiosa perché Pio XII non voleva perché Nicolò era un morto ammazzato e, per giunta, comunista.

La subcultura mafiosa si sentiva nel bisbiglio della gente, nella paura e nel terrore dei deboli: “Ma cu ciù fici fari?”, “Si putìa godiri a famigghia”, “Aranci, aranci, cu li fa li guai, si li chianci”.

Altri sindacalisti erano caduti per mano mafiosa per l’attuazione dei Decreti Gullo ed altri ne sarebbero caduti. Era il 21 dicembre 1946, Nicolò Azoti aveva 37 anni, Antonella 4 ed il cappottino rosso fu tinto di nero.

Elio Camilleri, Schegge di storia siciliana, Di Girolamo 2012

 

[Foto di loungerie]


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