Ai domiciliari Alfio Fazio e Antonino Ranno. Il primo è titolare della società che ha costruito l'infrastruttura grazie anche a fondi pubblici. Sequestrati beni per 7,5 milioni di euro. Altre cinque persone indagate. Guarda il video
Porto turistico di Augusta, arrestati due imprenditori Fatture gonfiate per intascare otto milioni di fondi Ue
Gli imprenditori Alfio Fazio e Antonino Ranno finiscono agli arresti domiciliari per la costruzione del porto turistico di Augusta. L’infinita vicenda dell’infrastruttura che è sorta negli scorsi mesi nel Golfo Xifonio, dopo anni di vicissitudini, si arricchisce di un nuovo colpo di scena. La Guardia di finanza di Siracusa, al termine delle indagini, ha scoperto quella che definisce un’associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale e alla truffa per la percezione di contributi pubblici. In sostanza un giro di fatture gonfiate per giustificare otto milioni di fondi europei, arrivati – al momento solo in parte – nelle casse dell’imprenditore Fazio.
Secondo l’accusa, Alfio Fazio, committente dei lavori attraverso la società Pxa (Porto Xifonio Augusta), avrebbe affidato le opere a Ranno, imprenditore edile e amministratore di fatto di una società che si occupa di edilizia residenziale e quindi «priva di qualsivoglia know how nella specifica materia e sprovvista delle attrezzature adeguate per svolgere lavori (in mare) necessari alla costruzione di un porto turistico». Ritrovandosi incapace di realizzare le opere infrastrutturali necessarie a un porto turistico in maniera autonoma, Ranno avrebbe subappaltato i lavori ad altre ditte che però, in molti casi, sono risultate riconducibili allo stesso Fazio.
Il reticolo di società avrebbe emesso e utilizzato fatture per operazioni inesistenti. Lavori effettivamente realizzati dalle imprese della famiglia Fazio, ma con un valore reale molto inferiore rispetto a quello presentato a finanziamento. In totale sono state scoperte 22 milioni di euro di fatture false, contenenti l’acquisto di palancole, la fornitura di blocchi di cemento e di pali – tubi camiciati in acciaio, nonché le operazioni relative al nolo a caldo dei mezzi marittimi ed i contratti di dragaggio.
Un sistema utile a giustificare i finanziamenti europei: nelle tasche dell’imprenditore finora è arrivata solo la prima tranche, cioè 2,6 milioni sul totale degli otto aggiudicati per l’opera che adesso dovrebbero essere congelati. È quindi stato disposto il sequestro di somme di denaro, disponibilità mobiliari e immobiliari per un valore complessivo di circa 7,5 milioni di euro.
Per Fazio – ritenuto «l’ideatore e il principale organizzatore del sistema illecito» – e Ranno il Gip di Siracusa ha disposto gli arresti domiciliari. Per altre cinque persone, accusati di essere compartecipi della truffa in quanto amministratori di diritto delle società coinvolte attraverso l’emissione e l’utilizzo delle fatture false, è scattato il divieto di esercitare impresa per dieci mesi. Agli indagati, a vario titolo, vengono contestati i reati di associazione a delinquere, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti e indebita compensazione.
Il nome di Alfio Fazio è comparso ad aprile del 2016 tra i Panama Papers, i nomi di italiani titolari di conti correnti nel paradiso fiscale di Panama. In quell’occasione, lui si difese: «C’era una situazione risalente a oltre dieci anni fa, ma abbiamo pagato tutte le tasse in Italia». Mentre per gli interessi nel porto principale di Augusta sarebbe entrato in conflitto con altri imprenditori coinvolti nell’inchiesta di Potenza sulla presunta cricca del petrolio.