La finanza sequestra una villa a imprenditore latitante Il canone di affitto serviva al mantenimento all’estero

Una villa del valore di oltre 200mila euro affittata a un uomo, ignaro di tutto, che ogni mese corrispondeva al proprietario un canone di 1300 euro. Soldi che, secondo le indagini della guardia di finanza, l’imprenditore Riccardo Reitano avrebbe usato come canale di sostentamento garantito per curare la sua latitanza. L’impresario, 63 anni, è ricercato dalle forze dell’ordine da giugno scorso. Secondo alcune indiscrezioni raccolte da MeridioNews  l’uomo potrebbe essersi spostato fuori dal continente europeo per trovare rifugio in Sud America. Il suo è uno dei nomi più caldi dell’operazione Tir camaleonte, scattata a giugno scorso. Nel mirino dei militari un presunto sistema, esistente dal 2010, di frode fiscale. L’apparato avrebbe previsto la periodica rotazione di società riconducibili al gruppo gestito dalla famiglia Reitano, da anni attivi nel settore del trasporto merci per conto terzi. Aziende usate per stornare debiti e poi essere avviate al fallimento. 

Il sequestro per equivalente di oggi, su delega della procura con un’inchiesta del sostituto procuratore Fabio Regolo, arriva dopo ulteriori approfondimenti investigativi da parte dei militari del nucleo di polizia economico-finanziaria di Catania. In questo modo si è arrivati a una villa con piscina, di proprietà di Reitano. L’immobile, che si trova nel territorio di Augusta in località Casteluccio all’interno della baia del Silenzio, ha un valore accertato di oltre 200mila euro. A usufruirne un cittadino americano, firmatario di una scrittura privata con l’imprenditore etneo 63enne, destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere.

L’inchiesta delle fiamme gialle coinvolge in totale sette persone, accusate di associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta e a diversi reati tributari. Attraverso l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti nonché mancati versamenti di ritenute e imposte. Secondo gli accertamenti dei militari il gruppo Reitano non avrebbe versato all’erario 4 milioni di euro, oltre a 70 milioni di euro emersi da fatture per operazioni inesistenti. E per non trovare i libri contabili si sarebbe proceduto pure a bruciare i libri contabili. Come mostrato in un video diffuso nei mesi scorsi dagli investigatori. Il filmato mostrava due uomini intenti a eliminare decine di fogli di carta attraverso dei bidoni con del materiale acceso all’interno. 

Il pianeta Reitano aveva già avuto a che fare con piazza Verga nel 2013, quando la procura scoprì, grazie a una denuncia dell’Agenzia delle entrate, che la società Europa Trans, controllata da Riccardo Reitano, aveva omesso il versamento di imposte per un totale di 840mila euro e di contributi previdenziali per oltre un milione di euro. A quell’epoca, sul piano formale, l’impresa era amministrata da uno degli indagati odierni, Josè Fonseca Zamora.


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