A Modica fervono i lavori per la realizzazione della speciale struttura ricettiva, ma Muni Sigona, che lotta per garantire un futuro autonomo al figlio autistico Toti, non si ferma. Adesso a Marzamemi può contare anche sull'imbarcazione che gli è stata definitivamente affidata
Da barca usata dagli scafisti a mezzo per i disabili Dopo albergo etico, un’altra vittoria di mamma Muni
Da barca usata dagli scafisti a mezzo per portare i disabili sul mare. Muni Sigona con la sua onlus La casa di Toti mette un altro tassello nella creazione di un mondo a misura di ragazzi disabili. Dopo l’albergo etico a Modica, (realizzato volendo costruire un futuro per il figlio autistico Toti) da adesso, attraccata a Marzamemi, ci sarà anche la Blue Cafè, la barca a vela sequestrata e assegnata definitivamente all’associazione dal Tribunale di Lecce il 31 luglio. «È stata una dura battaglia ma con determinazione siamo riusciti a vincerla», racconta la donna a Meridionews.
Così La Casa di Toti apre la strada anche per future assegnazioni. «Altre onlus adesso potranno provarci, anche se non è cosi facile! A differenza che per gli enti pubblici (ad esempio scuole, organi preposti al controllo come la polizia, e leghe navali), l‘attuale normativa in materia di immigrazione non prevede espressamente l’affido di imbarcazioni sequestrate agli scafisti anche ad enti privati».
Questo ha reso l’iter necessario ad ottenerne l’assegnazione più tortuoso, ma non impossibile. Già nel novembre 2017, infatti, Casa di Toti – in persona della sua Presidente – ne aveva ottenuto l’affido temporaneo da parte della Procura di Lecce. Un’attribuzione diventata definitiva con il recente provvedimento giudiziario adottato dal Tribunale leccese, che ha deciso le sorti della Blue Cafe in seno al procedimento penale nel frattempo celebrato nei confronti dei relativi scafisti.
La barca di Toti, infatti, arriva in Italia come strumento di reato, essendo stata utilizzata per uno sbarco irregolare di migranti. La Blue cafè è infatti arrivata sulle coste pugliesi il 18 settembre del 2017, intercettata nell’operazione Triton e scortata a Otranto, col suo carico di 71 migranti, per lo più pakistani e un curdo siriano. Batte ancora bandiera turca, ma il suo destino è già mutato in quello di barca etica. Attraccata presso un pontile di Marzamemi, essa sarà destinata a giri turistici gestiti dai ragazzi autistici della onlus modicana: un servizio offerto gratuitamente ai disabili ed in cambio di una liberalità (cioè una forma di donazione) ai turisti.
Questo il progetto di mamma Muni, attualmente in cerca di uno sponsor ufficiale per finanziare stabilmente i costi di manutenzione e di ormeggio della barca, che lei ha scelto personalmente recandosi fino a Lecce. «Si tratta di un’imbarcazione monoalbero lunga 14 metri e molto larga, scelta anche perché in grado di accogliere persone in sedia a rotelle. Non tutte le barche sequestrate sono idonee ad un riutilizzo; inoltre quelle non richieste vengono demolite».