Sentenza per i dieci imputati che avevano scelto il rito abbreviato. Il blitz era scattato nel maggio del 2017. Tra i condannati anche Nicolò Sfraga, braccio destro di Rallo, che, intercettato, raccontava di aver visto nel 2015 il super latitante. «Si trova in zona», diceva
Mafia, cento anni per 10 fedelissimi di Messina Denaro Condannato anche Rallo, ritenuto reggente di Marsala
Il Gup di Palermo Nicola Aiello ha condannato dieci persone a oltre un secolo di carcere a conclusione del processo Visir ai fiancheggiatori del latitante Matteo Messina Denaro. Erano accusati a vario titolo di mafia ed estorsioni.
Il blitz era scattato nel maggio del 2017. L’accusa era rappresentata in aula dai Pm Gianluca De Leo e Piero Padova. Queste le condanne del procedimento col rito abbreviato: 16 anni per Vito Vincenzo Rallo, considerato il presunto reggente della cosca marsalese; 14 anni per il suo braccio destro Nicolò Sfraga; 9 anni per Calogero D’Antoni; 12 anni e 8 mesi per Vincenzo D’Aguanno; 10 anni e 8 mesi per Giuseppe Giovanni Gentile; 12 anni per Simone Licari; 12 anni Ignazio Lombardo, detto il capitano; 12 anni per Michele Lombardo; 10 anni per Alessandro Rallo; 5 anni e 4 mesi per Massimo Salvatore Giglio. Disposti risarcimenti all’Associazione antiracket e antiusura Trapani, Sicindustria, Centro studi Pio La Torre, associazione La verità vive. La quantificazione dei risarcimenti è rimessa al giudice civile.
L’operazione Visir aveva portato in manette 14 persone, ritenuti fedelissimi del super latitante. In particolare per gli investigatori capo indiscusso di Cosa Nostra marsalese sarebbe Vincenzo Rallo, fratello dell’ergastolano Antonino ex capo della cosca lilibetana. Secondo le indagini, Rallo in più occasioni avrebbe manifestato il suo potere imponendo agli affiliati i propri uomini, programmando l’eliminazione di soggetti scomodi e facendo da intermediario tra i mandamenti di Trapani e Palermo.
Braccio destro di Rallo è considerato Sfraga, che avrebbe gestito per conto della famiglia le richieste di pizzo e le infiltrazioni negli appalti pubblici. È sempre Sfraga, stando all’ordinanza di arresto, che dice di aver visto, nel 2015, Matteo Messina Denaro. «Si trova in zona», dice riferendosi all’area di Marsala, nel corso di una conversazione intercettata dai carabinieri del Ros e del comando provinciale di Trapani. «Ho avuto modo di conoscerlo qualche paio di volte». Parole a cui però gli investigatori non avrebbero trovato riscontri.
La nomina di Sfraga diventa uno dei motivi del malcontento di una parte del gruppo criminale marsalese, capeggiata dal 57enne Vincenzo D’Aguanno, condannato oggi a 10 anni e otto mesi. Al punto che, stando alle intercettazioni, è lo stesso Messina Denaro a doversi scomodare per mettere la pace, minacciando la guerra. Dopo molto tempo, è il primo segnale colto dagli investigatori della possibile presenza a Trapani del boss.