Al centro di Milano In viaggio per la Sicilia

Sorprende trovare tanta semplicità in un fotografo di fama internazionale. Walter Leonardi è persona schietta e soprattutto orgogliosa della sua terra natia, la Sicilia. L’isola che è al centro di Sicilia il viaggio, la sua ultima mostra fotografica realizzata a Milano. Cento foto esposte tra via Dante, piazza Cordusio e corso Vittorio Emanuele, in pieno centro storico, a disposizione dei visitatori fino al 4 ottobre.

La mostra nasce in occasione della presentazione del volume Sicilia di Sandro Battistessa, pubblicato dalla casa editrice Genius Loci, con introduzione dello scrittore e archeologo Valerio Massimo Manfredi e testi di Gabriella De Fina. Dopo Milano, l’esposizione farà tappa a New York, Mosca, Emirati Arabi, Londra, Berlino e Parigi.

Dopo una piacevole passeggiata tra le foto nel cuore di Milano, lo abbiamo intervistato per saperne di più sulla mostra, sul suo rapporto con la fotografia e la Sicilia.

Come sta andando la mostra?

Basta passare da via Dante e via Vittorio Emanuele per vedere centinaia di persone fermarsi davanti alle fotografie. Si incuriosiscono, le analizzano, le commentano. È veramente un grande successo: abbiamo stimato milioni di visitatori in 20 giorni anche grazie alla coincidenza con la settimana della moda.

È la prima volta che promuove la Sicilia a livello internazionale?

Ho pubblicato migliaia di articoli su oltre 400 riviste internazionali parlando della Sicilia. Durante la mia esperienza lavorativa all’agenzia Gamma di New York e Parigi, ho avuto modo di inviare foto a riviste giapponesi, australiane e americane.

Qual è la foto più bella di questa mostra, secondo lei?

Non esiste una foto più bella in assoluto, perché ognuno le interpreta come vuole. Una delle più spettacolari è sicuramente il lancio del rizzaglio di un pescatore all’alba nello stagnone di Marsala. In generale ho voluto mostrare la parte bella della Sicilia. Il brutto ce lo fanno vedere troppo spesso. All’estero siamo associati alla mafia. Io invece vorrei che si parlasse di Selinunte, Segesta, barocco, cultura millenaria, cibi meravigliosi, vulcani, panorami mozzafiato. Questo sarà il business del futuro.

Chi guarda le sue foto e poi arriva in Sicilia non rischia di rimanere deluso?

Ovviamente per scoprire il brutto ci vuole poco: basta scendere all’aeroporto di Palermo e salire sul pullman della compagnia aerea che ti porta all’aerostazione da dove lo sguardo incrocia chilometri di munnizza ai lati della strada. La colpa è degli amministratori. Non si chiede molto, ma la pulizia dovrebbe essere un servizio basilare.

La fotografia può realmente spingere le istituzioni a creare sviluppo e infrastrutture?

Io ci credo moltissimo. La fotografia è qualcosa di statico che colpisce. Molti visitatori della mostra sono rimasti colpiti e mi hanno confessato che andranno sicuramente in Sicilia per una vacanza. La fotografia può sicuramente essere utile a creare occasioni di sviluppo.

Il ponte sullo Stretto potrebbe diventare un soggetto per le sue foto?

Sicuramente potrebbe esserlo, a prescindere dalla questione politica. In passato ho fotografato il ponte di Normandia sulla Senna che ha una struttura architettonica fantastica, moderna e anche insolita. Milioni di visitatori vanno a vederlo ogni anno. Anche il ponte di Messina, con la sua campata unica, potrebbe diventare un’attrazione mondiale.

Fotografia e tecnica digitale, quali pro e quali contro?

Più contro che pro. Anche se non voglio passare per un vecchio rincoglionito. Sicuramente si guadagna in velocità, ma poi le foto vanno comunque rielaborate e bisogna stare dietro un computer per ore per ottenere un lavoro professionale. Con il rischio di perdere pure la vista. Io invece sono abituato a non fare nessuna modifica, perché secondo me è questa l’abilità del fotografo: limitarsi a fotografare quello che si ha nel mirino, senza modifiche successive. Se poi guardiamo all’aspetto economico, molti fotografi sono disperati perché il digitale ha abbassato moltissimo i prezzi.

 


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