Siamo tornati. Per restare

Cari lettori,

oggi nasce Unaredazionesottosfratto, blog curato dagli ex redattori di Step1, magazine universitario e palestra di giornalismo dell’ateneo di Catania. Uno spazio per sbirciare nel nostro cantiere aperto e per riprendere il racconto della città da dove ci hanno interrotti.

Per tenere fede a questo impegno qualche settimana fa abbiamo deciso di dimetterci dal periodico online che è stata la nostra culla giornalistica. Siamo stanchi di aspettare un editore che non crede più in questo progetto e che ne stava lentamente prosciugando le motivazioni. Non vogliamo più sprecare tempo ed energie cercando il modo migliore per sopravvivere, per portare avanti estenuanti e sterili trattative. Sempre uguali a se stesse. Come questa redazione a cui negli ultimi due anni il decadimento dell’università ha negato un ricambio generazionale. Indispensabile per un progetto nato come palestra per giovani penne.

Crediamo sia arrivato il momento di investire su noi stessi e su quanto, con difficoltà, ci è stato insegnato dentro l’ateneo. Vogliamo farlo però senza continuare a tradire lo spirito con cui è stato pensato e fondato Step1 sette anni fa. Vogliamo andare avanti e lo faremo fuori dall’università, che proprio non ci vuole, ma dentro questa città: Catania, che ha ancora bisogno di voci giovani per uscire dalle sabbie mobili in cui è finito il suo stesso ateneo. Chi non ci amava non ha quindi motivo di gioire: non può essere uno sfratto a tappare undici paia d’occhi. E state certi che questi sguardi di ventenni non si faranno sfuggire il modo in cui pezzo dopo pezzo si vogliono smantellare le forze ancora vive di questa città.

Nasce così l’idea di un blog provvisorio. Per tenere unita la comunità che nel tempo è cresciuta intorno a Step1 e per tenere informati voi lettori di quanto sta avvenendo nel nostro cantiere. Che, intanto, ha cambiato sede. Dopo lo sfratto dall’aula 24 del monastero dei Benedettini ad opera del direttore amministrativo dell’ateneo, ci siamo sistemati nella stanza 130, affidata dalla facoltà di Lingue ad U-Press – associazione di cui facciamo parte – in via provvisoria. Una soluzione comoda, ma precaria. E non è questo che abbiamo in mente.

Il confronto, la crescita di un gruppo redazionale, il quotidiano convivere di generazioni ed esperienze diverse: per tutto questo serve un luogo. Che sia anche d’incontro con chi vuole venire a vedere chi siamo, cosa facciamo, condividere con noi le sue idee, il suo malcontento e i suoi progetti per questa città.

Non è un caso se anche i nostri cugini di Radio Zammù sono usciti dal monastero dei Benedettini. Quello che hanno seminato fiorirà in parte ancora dentro l’università e in parte fuori. Ma comunque non nella celletta che per tutti noi è stata una fucina di idee e un laboratorio permanente.

Nel momento in cui si volta pagina per raddoppiare la posta in gioco, non possiamo dimenticare chi ci ha guidato fino a ora. Enrico Escher, che nel 2004 ha fatto nascere dentro la facoltà di Lingue di Catania una radio e un giornale online. Lui stesso nel programma originario descriveva Step1 come «un grande laboratorio multimediale sull’informazione, che non sarà solo un esperimento accademico, ma che diventerà un vero e proprio medium cittadino». Il professore Luciano Granozzi, giornalista mancato. Il suo intuito e il suo continuo frullare di idee sono all’origine di alcuni degli articoli migliori di Step1. E del nostro riconoscere nell’Università molto più che un’istituzione fredda e lontana. Animata invece da persone e teste che ci auguriamo di incontrare ancora sulla nostra strada, per parlare sempre più forte a chi finora non ha voluto ascoltare.

Abbiamo avuto anche tre tutor preziosi. Rosa Maria Di Natale che ha portato in redazione traguardi nuovi e ambiziosi. Gianfranco Faillaci, molto più che semplice coordinatore di redazione, ma maestro e punto di riferimento costante. Un Gianfranco in ogni redazione: ecco secondo noi la cura per il giornalismo di questo Paese. E la direttora, Roberta Marilli, che ha accompagnato le nostre idee via via che si facevano più grandi, dando loro l’ardire di camminare da sole.

Ringraziarli non è una formalità: senza di loro noi non saremmo qui. Non avremmo competenze, ma soprattutto la capacità di scegliere di osare.

Unaredazionesottosfratto, con tutto quello che verrà dopo, è anche figlio loro.

Uscire di casa a vent’anni è quasi un obbligo, quasi un dovere. Una porta si è chiusa. Nessuna fuga, ma si corre lo stesso. C’è una città da attraversare e da raccontare.

 

 

[Foto di Petr Kratochvil]


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