L’Italia è unita. Anche dalle mafie

In questi tempi di crisi ed incertezze per il nostro paese, c’è un elemento che certamente unisce Nord e Sud, nonostante non venga menzionato durante i tanti discorsi in occasione dei festeggiamenti dell’unità d’Italia: l’azione delle mafie. Da questa certezza nasce la campagna promossa dall’associazione antimafia daSud intitolata “Le mafie ci uniscono” che, partendo dal Web e attraverso svariate forme di comunicazione, si prefigge di spingere alla discussione e alla responsabilizzazione, perché solo avendo consapevolezza del ruolo della mafia nel nostro paese, potremo arrivare ad avere un’identità antimafia.

Per saperne di più ne abbiamo parlato con il catanese Luca Salici, che ha curato i manifesti della campagna, e il calabrese Pasquale Grosso, membro della Popucià band, autrice della colonna sonora.

La campagna lanciata da daSud per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia si chiama “Le mafie ci uniscono”. Ci spiegate in che senso vuole essere un allarme per il nostro paese?
Luca e Pasquale: « “Le mafie ci uniscono” nasce come una campagna provocatoria al cospetto delle tante attività celebrative dell’unità d’Italia. La retorica insopportabile dei festeggiamenti ha ovviamente sorvolato sul tema della criminalità organizzata, a nostro avviso davvero fondante in questo secolo e mezzo di storia del Paese. Abbiamo quindi posto l’accento su quella che è una certezza, nonostante il nostro ministro degli interni non sia dello stesso avviso: riteniamo che le mafie agiscano tanto al Sud quanto al Nord, anzi molto probabilmente il fulcro delle loro attività economiche ha un forte accento milanese».

Per la vostra campagna vi avvalete dei più disparati strumenti e mezzi di comunicazione, come cartoni animati, cartoline, manifesti, video, spot radiofonici, musica. Quale scopo volete raggiungere attraverso la creatività e la comunicazione?
Luca: «La creatività, i nuovi linguaggi e la comunicazione virale sono le prerogative delle campagne dell’associazione daSud. Utilizzare tutti i nuovi mezzi di comunicazione, usare un linguaggio contemporaneo e proporre dei nuovi media ci permette di raggiungere più generazioni (se non tutte), creando dibattito e confronto. Siamo gli stessi ragazzi che, in collaborazione con la Round Robin editrice, hanno raccontato a fumetti le storie antimafia di Don Peppe Diana, Pippo Fava e Giancarlo Siani». 

Si può dire che lo scopo finale sia rendere il paese consapevole del ruolo delle mafie per farlo arrivare ad essere un paese senza mafie. A cosa è dovuta secondo voi questa “inconsapevolezza”?
Luca e Pasquale: «Viviamo in un Paese distratto e smemorato. L’associazione daSud investe molto sulla creazione di una memoria antimafia proponendo una nuova identità meridionale, fatta anche di giovani precari che hanno affrontato l’ennesima migrazione dal Sud al Nord del Paese».

Protagonisti della campagna sono anche 8 manifesti che «mettono in discussione le (apparenti) certezze su cui si fonda la nostra Italia». Quali sono queste apparenti certezze? E quali le verità nascoste?
Luca: «Dimentichiamo spesso il ruolo preponderante delle mafie nella nostra economia. La mafie spa è da sempre la prima azienda d’Italia. E non è una provocazione: è una grande holding che si occupa di tutte le nostre azioni quotidiane. Si occupa di smaltimento/smarrimento dei rifiuti, dell’edilizia, dello spaccio di droga, del controllo del territorio in cui vivi, di import/export di capitali e altri traffici che in questo Paese, attenzione, non sono per forza illegali. Purtroppo in Italia alcune azioni delle mafie sono impeccabili sotto il profilo della legge, perché forse qualcuno in parlamento preferisce annacquare e cambiare le norme rendendo legali le manovre criminali delle mafie. Per questo nei nostri ragionamenti non usiamo il termine legalità, una parola che, vista la deriva del nostro Paese, è diventato il paravento per nascondere concetti importanti come giustizia sociale e diritti dei cittadini». 

Nei manifesti si utilizza l’ironia e non si ha paura di fare nomi o meglio di mostrare le facce. Uno dei più belli credo sia quello sui padri, padrini e padroni. Che ruolo hanno l’ironia e allo stesso tempo la necessità di essere espliciti nella campagna?
Pasquale: «L’ironia è un’arma fondamentale, però essere consapevoli che non ci sia assolutamente niente da ridere è un passo importantissimo che la precede. L’essere espliciti poi è decisamente vitale per il tipo di lotta che affrontiamo». 

Questi manifesti saranno esposti in una mostra itinerante. È già partita? Arriverà anche a Catania?
Luca: «Partirà a breve e troverete il calendario degli appuntamenti sul nostro sito. La campagna sarà partecipata, quindi tutti potranno chiedere i manifesti all’associazione daSud, metterli al centro di altre iniziative sociali, reinterpretarli, farli propri. L’associazione dei giornalisti di “Lavori in corso” promuoverà la campagna portando i manifesti in giro per Catania».  

Gli otto grandi temi della campagna saranno anche al centro di otto eventi pubblici che avranno luogo da aprile fino alla fine dell’anno. Il primo sarà sul reddito. Potete dirci qualcosa di più?
Luca e Pasquale: «Quello del reddito è uno strumento che riteniamo cruciale nella lotta alle mafie nei prossimi anni. La gestione del mondo del lavoro, la precarietà, il voto di scambio, le sirene dei soldi facili offerti dalla criminalità soprattutto nelle regioni meridionali è tutta nelle mani del connubio ormai consolidatissimo tra mafie e politica. Il reddito di cittadinanza renderebbe più difficile l’arruolamento della criminalità organizzata. Un mezzo importante da utilizzare assieme a quelli culturali e sociali, tipici dell’associazionismo antimafia. L’incontro di aprile sarà l’occasione per presentare in maniera più analitica le nostre idee a riguardo. In Italia in questo momento ci sono organizzazioni come il B.I.N (Basic income network) che nascono con lo scopo di introdurre il reddito garantito per tutti, che in giugno daranno vita ad un evento importante su questo tema a cui noi prenderemo parte».

La colonna sonora della campagna è la canzone della tua band, i Popucià, “Un giorno migliore”, una canzone di denuncia, ma visto il titolo anche di speranza?
Pasquale: «L’unico scopo del nostro lavoro è quello dì arrivare ad un giorno migliore… quindi sì, nutriamo anche un po’ di speranza». 

Il video della canzone girato da Giuseppe Eusepi è molto ironico. Ci sono le caricature di Berlusconi e Gheddafi e anche dell’italiano medio davanti alla TV. Guardandolo e confrontando le caricature con gli originali, però, mi sono chiesta se la parola “caricatura” fosse adatta. Giro a te la domanda.
Pasquale: «Diciamo che sono caricature ad altissima fedeltà. Come dicono molti comici di questi tempi: “Se qualcuno dei nostri politici andasse in pensione per noi sarebbe finita”. Pensa all’effetto che fa, oggi mentre soffiano i venti di guerra con la Libia, il nostro premier che bacia la mano ad un dittatore e lo accoglie come uno dei più grandi capi di stato, scena a cui abbiamo assistito solo qualche mese fa». 

Non è nuova la vostra collaborazione con daSud: l’anno scorso avete musicato estratti di Onda Pazza, la trasmissione di Peppino Impastato a Radio Aut. La campagna “La mafia ci unisce” ricorda molto nelle modalità il “metodo Impastato” che utilizzava vari mezzi per fare informazione e diffondere la cultura della legalità: i manifesti, la mostra itinerante, la musica, il disegno, i volantini, la radio. È una coincidenza? Vi siete ispirati consapevolmente? O, più semplicemente, è con la creatività che si fa battaglia alla mafia?
Pasquale: «La creatività è una delle armi che abbiamo a disposizione, ma non può essere di certo l’unico mezzo. Questo è il nostro compito ed è chiaro che chi nella storia ci ha preceduti, sia fonte di ispirazione». 

Voi avete un mezzo in più, il web. Come lo utilizzerete per rendere la campagna partecipata?
Luca: «Il web è fondamentale per condividere e diffondere la campagna dell’associazione daSud. Dal sito www.dasud.it è possibile scaricare un kit con tutti i materiali di comunicazione, e anche inviare in tempo reale una cartolina via mail ai rappresentanti della politica e dell’economia italiana. E magari stampare i manifesti, piazzarli in giro, fotografarli ed inviarceli».


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