Politiche 2018, Matteo Salvini fa tappa a Paternò «Noi candidiamo siciliani, gli altri giocano a risiko»

Ha fatto tappa anche a Paternò il tour siciliano di Matteo Salvini, segretario nazionale della Lega Nord e candidato premier del centrodestra. Salvini è arrivato in città poco dopo le 16, sotto una pioggia battente. Ad attenderlo a palazzo Alessi, sede del consiglio comunale, circa 200 persone, tra fedelissimi e candidati alle prossime politiche nei collegi paternese e del calatino. Presenti anche semplici cittadini, di passaggio nella sede istituzionale, per ascoltare cosa aveva da dire alla città, un soggetto politico che per i meridionali, per anni, ha rappresentato un avversario da cui prendere le distanze. 

Ad accoglierlo c’era anche il sindaco Nino Naso e alcuni componenti dell’assemblea elettiva locale. Lavoro e sicurezza («questo mi chiedono gli italiani, da Treviso a Paternò in quanto sinonimi di ricchezza e salute»), immigrazione («qualcuno pensava che il futuro della Sicilia fosse quello di essere ridotta ad un campo profughi, dove le cooperative si arricchissero grazie all’arrivo dei migranti») e abrogazione della legge Fornero sono state alcuni dei temi affrontate dall’eurodeputato leghista nel suo confronto con la platea. «Fino a qualche anno fa sarebbe stato inimmaginabile – ha detto a MeridioNews il leader del Carroccio – che alle 16 di un mercoledì pomeriggio ci fosse una sala piena ad ascoltare Salvini con il sindaco che introduceva. Per me è stato motivo d’orgoglio». 

Il leader della Lega racconta di aver incontrato – nel suo viaggio in Sicilia – agricoltori, pescatori, medici, studenti delle scuole superiori, ossia un pezzo «di Sicilia che ha ritrovato l’orgoglio. Il voto in Sicilia, a Paternò, alla Lega è un voto d’orgoglio che qualcuno aveva cancellato». Un punto forte del programma di Salvini è quello relativo all’immigrazione, eppure non distante da Paternò c’è il Cara di Mineo, centro di accoglienza, voluto anni addietro dal governo Berlusconi, di cui faceva parte proprio la Lega. «Fu un errore, ma bisogna dire che all’epoca non c’erano i numeri di oggi: in quel periodo si pensava cosi di gestire il problema di qualche arrivo. Se al posto di alcune migliaia di sbarchi – continua Salvini – siamo arrivati ad averne 700mila negli ultimi quattro anni, vuol dire che quei mega centri non sono più sostenibili. Un conto – va avanti il leghista – era gestire 10-12mila arrivi, un altro è gestirne 150 mila. Adesso bisogna dire basta: il Cara di Mineo è un supermercato di carne umana, di droga e prostituzione, non vedo l’ora di chiuderlo». 

Non è mancato un pensiero per i candidati locali. «C’è Angelo Attaguile che è stato uno dei primi a crederci. C’è una bella squadra di amministratori locali e di sindaci. Sono felice – dice Salvini – perché in Sicilia abbiamo candidato dei siciliani, mentre altri partiti hanno fatto il gioco del risiko, spargendo per l’Italia gente un po’ a caso». Il leader leghista pensa poi all’alleanza con Nello Musumeci, vincitore alle ultime regionali, ma su quella nutre qualche perplessità. «Sono contento della vittoria – puntualizza  però onestamente ci sono state alcune scelte che hanno guardato più al passato che al futuro. Avrei preferito più coraggio e più rinnovamento, giudicheremo comunque dai fatti». 

E per combattere la mafia, Salvini ritiene che uno degli strumenti più efficaci sia quello del sequestro dei beni «aggredendoli sul lucro che hanno fatto sulla pelle delle persone. Penso che siamo a un buon punto». Ma la gente di Paternò cosa pensa di Salvini. «Stimo il leader della Lega – ha detto un operaio 50enne paternese – perché ama il suo paese e i suoi cittadini. Un politico che lotta per il bene della Nazione». 

Sulla stessa lunghezza d’onda un libero professionista 40enne. «Salvini – dice – è uno dei politici più avanti rispetto ad altri, perché accoglie le istanze degli italiani. La Lega è un partito di destra che difende l’Italia – prosegue l’uomo – che è riuscita a superare in questi anni, quella discrasia tra Nord e Sud del paese che l’aveva caratterizzata all’inizio». Non sono di questo avviso altri cittadini: due giovani, fuori da palazzo Alessi, criticano il candidato premier, parlando di un politico che «negli anni precedenti ha affibbiato ai meridionali, in particolare ai siciliani, epiteti di qualsiasi tipo e adesso viene qui a chiederci i voti. Non crediamo a questa nuova verginità della Lega e dei suoi esponenti».


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