Il collettivo femminista catanese, già impegnato nell'intitolazione alla scrittrice Goliarda Sapienza di una piazzetta a San Berillo, continua a lavorare per salvare il ricordo di concittadine che hanno dato lustro alla città. «Ma le donne, anche nella vita quotidiana, sono tutte illustri», dice l'attivista Emma Baeri
RivoltaPagina, la memoria perduta delle donne illustri «Recuperare al senso comune le loro vite coraggiose»
Un viale delle Donne illustri, al giardino Bellini o altrove. Più in generale, un’accresciuta sensibilità di genere nella nuova toponomastica catanese. Lo chiede, con una provocazione social, il collettivo RivoltaPagina, nato nel febbraio 2011 con il nome VoltaPagina, composto da donne «antifasciste, antirazziste, anticapitaliste, antimperialiste e antispeciste». Tre giorni fa, il gruppo femminista ha pubblicato sulla propria pagina Facebook l’immagine di una ragazza di spalle che passeggia in un vialetto e simula contentezza: «Ecco una foto dal futuro: io che passeggio lungo il viale delle Donne illustri nella villa comunale di Catania». Viale che ovviamente non esiste. L’idea è recuperare al senso comune non tanto il nome, quanto piuttosto la storia, l’esempio e il lascito di donne che hanno operato per il bene della comunità etnea.
«La proposta fa parte di un nostro progetto sull’educazione di genere dal nome #anchelacancellazioneèviolenza – spiega l’attivista Elena Caruso – che va avanti dal 2014, e volto a dare visibilità alla donne cancellate dalla storia. Abbiamo girato tutta l’Italia, tra luoghi istituzionali e scuole. Dal 13 al 25 novembre sarà all’istituto Archimede di Catania. Diciamo che abbiamo lanciato un amo: per adesso non ci sono richiesta formali di intitolazione, ma il sindaco Enzo Bianco è molto social, quindi speriamo che ci risponda». C’è già un primo nucleo di storie femminili da strappare alla polvere del tempo. La prima è quella di Goliarda Sapienza, scrittrice e attrice catanese morta nell’agosto del 1996. Autrice di riflessioni che hanno spostato in avanti, almeno sul piano letterario, il punto di elaborazione della condizione femminile. Contenute non soltanto nel celeberrimo romanzo L’arte della gioia. Una figura in merito alla quale, sebbene con qualche alto e basso nel rapporto con l’amministrazione comunale, il collettivo ha già ottenuto un primo risultato: l’intitolazione, a San Berillo, di una piazzetta nei pressi di via delle Belle.
Ma ci sono casi di illustri sconosciute ancor più dimenticati: Andreana Sardo, per esempio. Nell’aprile del 1849, il suo coraggio riuscì a salvare dalla distruzione borbonica il Syculorum gymnasium, che allora era l’epicentro catanese del pensiero liberale. Andreana riuscì a convincere l’esercito avversario a risparmiare l’edificio, che ospitava due grandi biblioteche, i gabinetti di fisica, storia naturale e anatomia e l’osservatorio meteorologico. Un ardimento che oggi viene ricordato da una targa quasi illeggibile posta nel portico del palazzo centrale dell’Università. «Noi vorremmo – spiega Emma Baeri, storica e attivista di RivoltaPagina – che la sala centrale della biblioteca universitaria venga intitolata a lei. Sia con una targa all’esterno, che all’interno. Avevamo avviato dei contatti formali con l’allora rettore Giacomo Pignataro, poi però fu costretto a dimettersi, quindi il percorso va riavviato».
Da salvare c’è anche la memoria di Felicia Filomena Cacia, che il collettivo definisce «meteorologa imprevista». Nel 1940, mentre l’Italia entra in guerra, suo fratello Ignazio deve lasciare l’ufficio meteorologico governativo di Catania – di cui era il custode – per arruolarsi. Felicia lo sostituisce in tutte le mansioni: si occupa non solo dell’apertura e della pulizia della struttura, ma anche della lettura e della catalogazione dei dati meteo. Verrà licenziata nel 1945, ottenendo solo una indennità di bombardamento. A lei, RivoltaPagina vorrebbe intitolare il giardino della biblioteca universitaria.
Ma c’è anche una riflessione da fare a monte. «Noi – aggiunge Boeri – vorremmo decostruire il concetto di illustre, renderlo più democratico: ci sembra che le donne, anche nelle difficoltà della loro vita quotidiana, siano tutte illustri». Si muove in questo senso anche l’ultima proposta: l’intitolazione delle aiuole di villa Pacini agli antichi mestieri femminili: lavandaie, tessitrici, ricamatrici, sarte.