Il mare si spopola e i cetacei rubano il pescato dalle reti. Una situazione che sta mettendo in crisi le attività di un'intera categoria. I biologi del gruppo Filicudi Wildlife stanno provando ad aiutarli installando sulle barche degli strumenti che emaneranno particolari frequenze. «Ma serve ripopolare i nostri fondali»
Eolie, il poco pesce conteso tra delfini e pescatori «Useremo i dissuasori, ma potrebbero abituarsi»
Da attrattiva per turisti e fotografi, adesso i delfini sono diventati l’incubo dei pescatori delle isole Eolie che dieci giorni fa hanno addirittura scioperato per una settimana, aderendo alla protesta organizzata da Salvatore Rijtano, presidente del consorzio Cogepa. La presenza dei cetacei nelle acque dell’arcipelago, infatti, rende quasi impossibile la cattura dei pesci, provocando seri danni ad una delle principali attività delle Eolie, già minacciata dalla crisi. La colpa dei delfini sarebbe quella di saccheggiare le reti calate in mare dai pescatori. Secondo alcune testimonianze, i più penalizzati sarebbero le imbarcazioni che escono di notte per cacciare i calamari.
Il coro di protesta dei pescatori non è passato inosservato. Il prossimo mese verranno installati dei dissuasori acustici che terranno lontano i delfini, attraverso l’emanazione di particolari frequenze. «Si tratta di una sperimentazione – spiega la biologa Monica Blasi, responsabile di Filicudi Wildlife – che avvieremo a breve. Non sono strumenti nocivi per la salute dei delfini, serviranno soltanto a tenerli lontano dalle barche durante le operazioni di pesca. Comprendiamo le esigenze dei pescatori e siamo scesi in campo per accompagnarli anche per una richiesta di risarcimento danni. Quella dei dissuasori, però, resta soltanto una soluzione tampone: c’è il rischio, infatti, che gli animali si abituino, rendendo vano il loro collocamento».
Secondo Blasi, per risolvere definitivamente il problema, bisogna percorrere altre strade. «Serve un cambio culturale – precisa – che permetta di attuare nuove politiche di sviluppo a tutela della salute del mare, a partire dalla chiusura di determinate aree per consentire il ripopolamento. I nostri fondali sono ormai privi di pesce e i delfini per cibarsi studiano ogni alternativa, tra cui quella di saccheggiare le reti dei pescatori. È un problema comune anche in altre parti d’Italia – continua Blasi -. Nelle acque eoliane vivono due specie di delfini: il tursiope e la stenellastriata. Secondo i nostri dati non sono aumentati di numero rispetto agli anni scorsi. La loro presenza è più evidente proprio perché scarseggia il pesce con cui i cetacei si nutrono».
Intanto, la situazione per i pescatori resta difficile, così come racconta Angelo, pescatore di Filicudi. «Non si può più pescare, ieri sera davanti alla spiaggia di Pecorini ho contato una trentina di delfini. Sono creature molto intelligenti, attendono il rilascio delle reti in acqua per fare razzia del pescato. I nostri mari negli ultimi anni si sono ormai svuotati e questa è la naturale conseguenza. Bisognerebbe trovare un modo per garantire cibo a questi bellissimi animali in modo che si possa coesistere con loro e continuare ad ammirarli durante le escursioni in barca».