Un patrimonio di cinque milioni di euro, tra cui società che, attraverso prestanome, continuavano ad aggiudicarsi commesse pubbliche. Passano nelle mani dello Stato le ditte Sud Service, e Sud Service srl, attive nel settore delle costruzioni e opere di ingegneria civile. L'uomo già colpito da tre sequestro. Guarda il video
Mafia, Bucceri ponte tra clan di Catania a Barcellona Confiscati terreni, imprese edili, case e conti bancari
«Il provvedimento di oggi conferma, se mai ce ne fosse ancora bisogno, la caratura criminale di Concetto Bucceri». A dirlo è il procuratore capo di Messina Vincenzo Barbaro che, insieme al sostituto procuratore della Dda Vito Di Giorgio, ha coordinato le indagini che hanno portato oggi alla confisca di quasi 5 milioni di euro nei confronti di Bucceri, ritenuto anello di collegamento tra le mafie catanese e barcellonese.
Sono passati definitivamente nella proprietà dello Stato le imprese Sud Service, e Sud Service srl, attive nel settore delle costruzioni e opere di ingegneria civile, due fabbricati a Gallodoro, paese in provincia di Messina, otto terreni utilizzati in parte come sedi operative, 13 mezzi strumentali alle attività, una polizza sulla vita e vari rapporti finanziari. L’indagine della Dda ha permesso di svelare come Bucceri si sia inserito nel settore delle commesse pubbliche attraverso imprese di prestanome compiacenti, tra cui anche il figlio Marco.
«Di Bucceri, conosciuto come Cricchiolo, hanno più volte parlato i pentiti Carmelo Bisognano e Alfio Giuseppe Castro – ha proseguito Barbaro -, evidenziandone il ruolo e consentendo di tracciare, tra l’altro, i forti legami esistenti tra Cosa nostra catanese e le organizzazioni criminali della provincia di Messina», in particolar modo, quelle della zona del Barcellonese. Nei provvedimenti a suo carico, poi trasformatisi in condanne – a gennaio 2016 in Cassazione e maggio dello stesso anno in primo grado a Catania – è stata accertata la sua appartenenza alla famiglia mafiosa riferibile al clan Santapaola a Picanello.
La confisca è diretta conseguenza dei tre sequestri patrimoniali che hanno colpito Bucceri a partire dal 2015 e che gli hanno man mano sottratto beni e denaro acquisiti in modo illegittimo e illecito. Gli investigatori della Dia, coordinati dalla Dda, sono riusciti a dimostrare come Bucceri sia riuscito nel tempo ad avvalersi della compiacenza di fidate imprese con fatturato considerevole e operanti nel settore delle commesse pubbliche. «Ciò gli ha consentito di accumulare illecitamente un patrimonio risultato essere, sulle base delle indagini finanziarie effettuate, sproporzionato rispetto ai redditi individuali ufficialmente dichiarati».
Bucceri, già sorvegliato speciale, con precedenti per associazione per delinquere di tipo mafioso, usura, rapina, truffa, traffico di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi e ricettazione, è stato coinvolto, in passato, in diverse operazioni di polizia tra le quali Free Bank, Vivaio e Gotha.