Non era la gara giusta per fare punti Ma il Palermo pecca di autolesionismo

I pronostici della vigilia sono stati rispettati. Nel calcio a volte capita che una squadra nettamente più debole dell’altra riesca a compiere un’impresa ma sono situazioni che si verificano appunto…a volte. Si tratta di eccezioni, la routine è un’altra. La logica dice che vince di solito la squadra più forte e questa «regola» è stata confermata ieri sera a Torino dove la capolista Juventus, in fuga verso il sesto scudetto consecutivo, ha archiviato con facilità la pratica Palermo preparandosi nel migliore dei modi in vista della gara di Champions League contro il Porto. I rosanero, terzultimi in classifica, non sono nelle condizioni di fare calcoli e dovrebbero cercare punti salvezza su tutti i campi a prescindere dal valore dell’avversario ma, obiettivamente, quella di ieri non era la gara ideale per incrementare il bottino e continuare ad alimentare le proprie ambizioni. Troppo ampio il gap tra le due formazioni. Tutte le partite, e in particolare quelle contro le big, possono essere tuttavia utili step nel processo di crescita di un gruppo come quello rosanero composto, peraltro, da diversi giovani.

Confrontarsi con una corazzata come la compagine di Allegri e in un fortino inespugnabile come lo Stadium (la Juve ieri ha ottenuto il ventinovesimo successo interno di fila) permette a qualsiasi squadra di fare esperienza e arricchire il proprio bagaglio. Chiaro il messaggio che ha lasciato la partita: contro determinati avversari non puoi permetterti di commettere il minimo errore. Ogni sbavatura viene pagata a caro prezzo come dimostrano la disattenzione difensiva in occasione della palla inattiva da cui nel primo tempo è scaturito il gol dell’1-0 di Marchisio o la defaillance di Goldaniga costata nel finale il 4-0 firmato dall’ex rosa Dybala, grande protagonista del match con una doppietta, un assist e un palo su punizione.

Vale lo stesso concetto espresso la scorsa settimana in relazione alla sfida contro l’Atalanta. La Juve è già forte e non ha certo bisogno di regali per spostare dalla propria parte l’ago della bilancia della partita. La qualità di alcuni giocatori fa la differenza ma, più di una volta, nell’economia della gara pesano molto anche gli errori dell’avversario. Fattori che determinano il risultato e che, analizzando il match di ieri dalla prospettiva rosanero, hanno amplificato le proporzioni numeriche di una sconfitta forse troppo severa per un Palermo vivo soprattutto nella porzione centrale del primo tempo. Frazione di gioco nella quale gli uomini di Lopez, in campo dall’inizio con il 4-3-3 (con Salali e Balogh nel tridente offensivo assieme a Nestorovski) e passati poi al 3-4-3 ad inizio ripresa in occasione del cambio Jajalo-Sunjic, stavano tenendo il campo con personalità e affrontando senza timori reverenziali una Juventus imprecisa in fase di impostazione. Ma ad una Juve non al top e non particolarmente brillante è bastato poco per imporre la legge del più forte.

Come all’andata, i bianconeri non hanno avuto bisogno di spingere sull’acceleratore per esercitare la propria superiorità nei confronti di un Palermo dignitoso ma poco incisivo. I rosa hanno provato a pungere nel primo tempo ma, nel corso della gara, non hanno saputo creare le premesse per fare male ai padroni di casa. Il Palermo non ha tenuto palla e nel secondo tempo non ha mai impensierito Buffon al netto del gol a tempo scaduto realizzato di testa da Chochev, a segno per la seconda gara consecutiva. Una marcatura che ha un valore soprattutto dal punto di vista delle statistiche: la rete del centrocampista bulgaro (segnale comunque importante in una squadra Nestorovski-dipendente in fase realizzativa) è la prima del Palermo allo Juventus Stadium e, nell’ambito delle sfide contro i bianconeri, interrompe un digiuno che in generale durava dal 2 febbraio 2011.


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