Messinambiente verso il fallimento, fissata l’udienza Così a rischio pure nuova società comunale di servizi

Messinambiente è a un passo dal fallimento. Alla società partecipata del Comune di Messina che gestisce il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti è stata notificata da un ufficiale giudiziario la comunicazione del tribunale fallimentare, che ha fissato l’udienza per il prossimo 8 febbraio. Adesso le sorti della società di via Dogali sono in mano al presidente della seconda sezione civile del tribunale di Messina, Giuseppe Minutoli. 

Sul suo tavolo c’è l’istanza di fallimento depositata dall’Agenzia delle entrate, che reclama da Messinambiente oltre 30 milioni di euro di tasse mai versate. Lo scorso 25 novembre il tribunale ha rigettato il ricorso proposto dalla partecipata contro la maxi-cartella esattoriale. Le carte sono quindi state inviate alla Procura che oggi ha deciso di convocare le parti il prossimo 8 febbraio. È molto probabile che in quell’occasione verrà dichiarato il crac della partecipata. 

Un fallimento che rischia di far naufragare, ancor prima che sia salpata, la nuova società Messinaservizi Bene Comune, che nelle intenzioni della giunta dovrebbe assorbire oltre a Messinambiente anche le altre partecipate: Amam, che gestisce il servizio acqua e Atm, l’azienda trasporti. Solo in questi giorni è arrivato sui banchi della commissione Bilancio l’atto di affidamento della Messinaervizi Bene Comune. E tra i beni che dovrebbero transitare nella nuova società, ci sono anche i mezzi motorizzati che, però, in caso di fallimento, finirebbero nella procedura di liquidazione per soddisfare parte del credito vantato dall’Agenzia delle Entrate. In parole povere la Messinaservizi Bene Comune si ritroverebbe senza i necessari mezzi per poter garantire il servizio

A temere questa parabola discendente è da sempre stata la Cisl, che attraverso il suo segretario provinciale, Letterio D’Amico, chiede all’amministrazione e al consiglio comunale di dare risposte a città e lavoratori sollecitandoli «alla risoluzione delle loro controversie e al raggiungimento di un intento comune: la costituzione della nuova società». Anche perché, ribadisce il segretario, «le risposte che abbiamo avuto sono sempre state insoddisfacenti. Oggi arriva la notizia dell’udienza che segnerà forse la fine di Messinambiente, senza che si abbia certezza di cosa si farà dopo. Tutto questo, ovviamente – prosegue D’Amico – non aiuta il clima in azienda. I dipendenti e gli operai sono scoraggiati, non hanno idea di cosa ne sarà del loro futuro lavorativo e del servizio che devono assicurare alla città». Il segretario Fit Cisl ricorda che «nelle mani del consiglio comunale c’è il futuro di tutto un comparto e di un servizio vitale per la città».


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Sul tavolo del giudice che deciderà l'8 febbraio c’è l’istanza di fallimento depositata dall’Agenzia delle entrate, che reclama dalla partecipata che si occupa di rifiuti oltre 30 milioni di euro di tasse mai versate. Ma un crac comprometterebbe, ancor prima del via ufficiale, anche la Messinaservizi Bene Comune che dovrebbe riunire anche trasporti e acqua

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