Ha una costola rotta e i denti scheggiati, e comunica con l'esterno attraverso il vetro della stanza del reparto di terapia semi-intensiva del Vittorio Emanuele di Catania. È una donna di 25 anni la più grave delle vittime dello scoppio nell'appartamento di Cibali. «Si è salvata per miracolo», racconta chi le è vicino. Guarda il video
Esplosione in via Sava, resta in ospedale una vittima «C’è stato un botto fortissimo, poi soltanto macerie»
Una
costola rotta, i denti scheggiati e la sensazione di essere viva per miracolo. A. L., 25 anni, è ricoverata nel reparto di terapia semi-intensiva dell’ospedale Vittorio Emanuele di Catania, dopo che l’appartamento accanto al suo – in via Cosentino Sava, nel quartiere di Cibali – è esploso per via di una fuga di metano. Erano le 10.30 di lunedì quando un botto fortissimo ha fatto tremare le pareti dei palazzi fino a via Sabato Martelli Castaldi. La magistratura avrebbe aperto un’inchiesta per capire le cause dello scoppio: secondo alcuni, i primi rilievi avrebbero fatto emergere l’esistenza, nella zona, di allacci abusivi alla rete del gas. Ma, per il momento, non sarebbero emersi collegamenti tra questa vicenda – ancora da chiarire – e l’esplosione al terzo piano di un palazzo di recente costruzione.
La casa da cui è partito tutto era ancora
disabitata, ma pochi giorni fa al suo interno un gruppo di persone avrebbero festeggiato il capodanno. «Forse avevano acceso i riscaldamenti, senza pensare che il metano sarebbe fuoriuscito anche dai tubi della cucina non ancora montata. Così la casa si è riempita di gas, finché non è esplosa. Per il momento possiamo solo fare ipotesi», racconta una persona vicina alla più grave delle due vittime registrate a seguito dell’incidente. Un’altra donna, in casa con due bambini rimasti illesi, è stata ricoverata al Garibaldi, ma non avrebbe riportato ferite gravi. A differenza della giovane, che si era trasferita con il convivente appena quattro mesi fa.
Una casa in affitto in cui aveva investito per arredi nuovi, adesso andati completamente distrutti. «
Quella mattina erano appena arrivati degli operai a consegnare un mobile, lei li aveva fatti entrare e poi era tornata a dormire. Si trovava a letto, per fortuna, quando ha sentito il botto». La testiera avrebbe fatto sì che schegge e macerie non la colpissero alla testa. «Si ricorda solo il boato, poi quando ha riaperto gli occhi c’erano solo macerie e i vigili del fuoco che la tiravano fuori dal letto e la portavano via da là». Per il momento la ragazza resta ricoverata in ospedale e «non si parla ancora né di prognosi né delle possibili dimissioni».
Il palazzo resta
chiuso e inaccessibile. I vigili del fuoco hanno permesso a chi ci abitava e ai loro familiari di entrare e portare via almeno gli oggetti preziosi, per evitare episodi di sciacallaggio. Presto, però, è possibile che venga tutto interdetto definitivamente. «La solidità dell’intero palazzo è compromessa: è crollata la tromba dell’ascensore, ci sono le crepe nei muri. Gli appartamenti accanto a quello che è esploso sono sventrati. Difficilmente si potrà tornare a vivere là dentro in tempi brevi». E non è neanche detto che si voglia tornare a farlo. Nel frattempo, la 25enne resta al Vittorio Emanuele, mentre a trovarla vanno un via vai di familiari e amici. In attesa che il lavoro degli investigatori chiarisca cos’è successo quella mattina e cosa ha fatto saltare in aria un intero piano.