L'istituto, dopo avere formato per anni la classe dirigente etnea, è in crisi. Per questo motivo la comunità religiosa che lo gestisce ha deciso di chiudere la sede, lasciando nel dispiacere molti ex alunni e sollevando il malcontento dei genitori che dovranno cercare una nuova struttura per i figli
Leonardo Da Vinci, chiude la scuola privata d’élite «Circa cinque milioni di euro il deficit complessivo»
La notizia è ormai certa. L’attuale anno scolastico sarà l’ultimo per il Leonardo Da Vinci. Lo storico istituto che, dal 1939, ha ospitato e formato tanti figli dell’élite catanese sarebbe afflitto ormai da anni da una pesante crisi economica che, secondo quanto confermano diversi ex alunni a MeridioNews, avrebbe portato le casse a un deficit milionario. Una condizione che ha spinto la Provincia Lasalliana – la comunità religiosa che gestisce la scuola e che si ispira al santo ed educatore Giovanni Battista de La Salle – a bloccare definitivamente le attività didattiche. Tra i corridoi e sui banchi dell’edificio, ora diretto da Stefano Agostini, in passato sono passati quasi tutti i nomi dell’establishment etneo, dai figli dell’editore Mario Ciancio a diverse famiglie di magistrati, medici e avvocati.
A essere «profondamente amareggiato» è Nico Torrisi, attuale amministratore delegato della Sac e patron dell’albergo Baia Verde. «Ho appreso da poco di questa decisione e mi affligge – commenta a MeridioNews – Sono legatissimo a quella che è stata la mia scuola per tredici anni e che adesso è frequentata dai miei figli». «Stiamo parlando di un’istituzione cittadina – continua il manager – e mi auguro che ci possano essere margini non solo per lasciarla aperta ma per rilanciarla». Secondo Torrisi la scelta sarebbe stata presa esclusivamente dai religiosi. «Mi auguro ci sia una sollevazione da parte di tutta la città. Se oggi l’istituto è in ginocchio – ricorda – dobbiamo tenere a mente che per anni, vista la quantità di iscritti, ha foraggiato altre scuole in giro per l’Italia». Dentro gli impianti del Leonardo tra l’altro lo stesso Torrisi, ex giocatore di pallacanestro, ha dato vita alla Polisportiva Alfa che allena giovani atleti di varie discipline.
Dispiacere e incredulità anche da parte di Salvo Igrassia e Antonio Biondi, presidente e vice presidente della società degli ex alunni e, rispettivamente, avvocato e professore di Chirurgia. «Una cosa molto triste, noi abbiamo fatto di tutto per aiutarli ma è servito a poco. Ieri hanno fatto un assemblea e hanno comunicato che alla fine dell’anno scolastico chiuderà tutto. È un duro colpo per tutti». Il declino della scuola, secondo quanto ricostruiscono molti, sarebbe iniziato agli inizi degli anni duemila quando molte famiglie hanno preferito le scuole pubbliche rispetto a quelle private, come il liceo scientifico Boggio Lera o il classico Mario Cutelli. Dove sono stati, per esempio, entrambi i figli di Raffaele Lombardo, quello di Nello Musumeci e la figlia di Enzo Bianco.
Anche lo scrittore e corsivista de La Sicilia Ottavio Cappellani non riesce a digerire l’ineluttabilità della chiusura e parla di «rimorso per un difetto di comunicazione tra noi ex alunni». «Noi tutti consideriamo il Leonardo come una casa, ancora oggi mi vado ad allenare lì – spiega Cappellani a MeridioNews – Ieri ho partecipato all’assemblea con la quale il manager di Roma ha spiegato i motivi di questa scelta, legati a un deficit complessivo di cinque milioni di euro. Chiaramente a dare fastidio ai genitori è stata la chiusura in blocco e non quella a scalare, che avrebbe consentito alle classi di chiudere il ciclo e di non cambiare scuola». L’altro aspetto che secondo lo scrittore ha provocato diversi malumori sarebbe la tempistica con la quale è stata data la notizia e l’impossibilità di organizzare manifestazioni a sostegno dell’istituto. «I tempi non hanno consentito di sensibilizzare tutti gli ex allievi in modo da pensare operazioni per riavvicinare il Leonardo alla città – continua – Avremmo potuto portare avanti iniziative come un open day o, per quanto mi riguarda, fare corsi di giornalismo o scrittura creativa a titolo gratuito».
Le classi che sono attualmente attive nella scuola sarebbero solo dieci, sette elementari e tre medie. Un numero forse troppo basso che avrebbe generato la situazione debitoria attuale e, quindi, spinto la dirigenza al termine delle attività. Una scelta che, secondo alcuni, potrebbe essere stata velocizzata dalla già avvenuta vendita dei locali. ipotesi che però, attualmente, non trova conferma.