Dopo la sconfitta con l'Udinese, la terza consecutiva rimediata dai rosanero e la quinta di fila tra le mura amiche, scricchiola la panchina del tecnico lombardo costretto adesso a fare punti nella gara esterna contro il Cagliari. Preoccupa la fragilità emotiva di una squadra che non ha ancora una precisa identità
Palermo ko, in fondo al tunnel non si vede la luce Anche mister De Zerbi sul banco degli imputati
Caro Palermo, stai sbagliando strada. La gara interna contro l’Udinese era un bivio nel percorso stagionale dei rosanero? La sconfitta con i friulani, la terza consecutiva e la quinta di fila tra le mura amiche (record senza precedenti nella storia del club di viale del Fante), conferma che quella presa dai rosa non è la direzione giusta per risalire la china e gettare le basi per una salvezza tranquilla. Il tratto imboccato dal Palermo è senza via di uscita e non ha dei punti da cui si possono intravedere degli spiragli di luce. Servirebbe una immediata inversione di rotta per ritrovare le coordinate ma, in questo momento, la bussola è guasta. Sul banco degli imputati, risultati alla mano, finisce inevitabilmente anche De Zerbi costretto adesso ad ottenere un risultato positivo a Cagliari, in una gara che sa già di ultimatum, per non aggravare una posizione che inizia a traballare. Il tecnico ha bisogno di tempo per trasmettere al gruppo il suo credo calcistico ma il problema è che i turni di campionato passano e la squadra ancora non è riuscita a metabolizzare le idee del proprio allenatore. Che ha pure le sue colpe, ovviamente. Se il Palermo va in tilt quando incontra le prime difficoltà e mostra evidenti lacune soprattutto in termini di tenuta psicologica le responsabilità principali sono dell’allenatore nonostante l’infermeria piena e la presenza di un gruppo costruito in estate per un altro tecnico. De Zerbi, però, è nel capoluogo siciliano già da diverse settimane e avrebbe dovuto, quanto meno, dare determinati input dal punto di vista della carica e della personalità.
E’ proprio questo l’aspetto più preoccupante: il tecnico ancora non è entrato nella testa dei giocatori e non ha trovato la chiave giusta. La gara contro l’Udinese ha messo a nudo tutta la fragilità emotiva di una squadra che, al di là delle varianti tattiche (ieri De Zerbi ha disegnato il suo scacchiere con il 4-2-3-1 facendo esordire in difesa il terzino sinistro Pezzella), non ha ancora una precisa fisionomia. E fa riflettere il fatto che, per la seconda gara interna consecutiva, i rosa siano stati travolti dopo essere passati in vantaggio nella porzione iniziale dell’incontro. La squadra ad un certo punto allenta la tensione, si disunisce e perde le poche certezze sulle quali stava tentando di costruire qualcosa di importante. L’Udinese ne ha approfittato. Una formazione che, al netto di alcune individualità di spicco che il Palermo non ha (Thereau e soprattutto Fofana, autore di una doppietta, hanno fatto la differenza), ha qualcosa in più dei rosanero sul piano caratteriale.
Nonostante gli effetti positivi della cura Delneri, la sensazione è che i bianconeri dovranno tenere le antenne sempre dritte per non essere risucchiati nei bassifondi della classifica ma, rispetto al gruppo di De Zerbi, sono più strutturati (fisicamente e mentalmente) per un campionato difficile come la serie A. Uno zoom anche sul pubblico del Barbera. Vanno fatti i complimenti a quei tifosi che, nonostante il maltempo, hanno deciso di stare vicino alla squadra sostenendola per tutta la durata dell’incontro. I fischi, assolutamente legittimi, ci sono stati ma solo al termine del match. Il popolo rosanero, reduce dalle turbolenze della passata stagione e disorientato dalle incertezze sul fronte societario, meriterebbe uno spettacolo diverso e una squadra più competitiva. Zamparini si metta una mano sulla coscienza.