Iniziate le riprese de Le ultime 56 ore, pellicola di denuncia sociale sui soldati andati a combattere nella Ex Jugoslavia. Step1 ha intervistato la sceneggiatrice Rossella Drudi
Si gira a Catania il film-verità sui militari italiani in Bosnia
Sono iniziate la settimana scorsa a Catania le riprese del film “Le ultime 56 ore”, che sarà girato tra il capoluogo etneo, Lentini e Roma. Film di denuncia sociale, come più volte sottolineato durante l’affollata conferenza stampa di inizio riprese di venerdì mattina, dal regista Claudio Fragasso e dalla sceneggiatrice del film, Rossella Drudi, all’hotel Excelsior, nel quale è stato allestito il set per girare alcune scene del film. Prodotto dalla Heles Film Production di Carlo Bernabei, in collaborazione con A&B Production, prevede in tutto otto settimane di lavorazione tra Catania e Lentini – per le prime quattro – e il Lazio, per le rimanenti settimane nel mese di maggio.
Di tutto rispetto il cast del film: oltre ai due figli d’arte, Gianmarco Tognazzi e Luca Lionello, Barbara Bobulova, Francesco Venditti, Primo Reggiani, Nicole Murgia, Agata Reale, Luigi Maria Burruano e David Coco.
“Le ultime 56 ore”, che ha ottenuto il riconoscimento dei Ministero dei Beni culturali, ha una trama un po’ contorta: in una città siciliana, volutamente non identificata, perché quello che conta è cosa e come accade, ci sono un gruppo di militari dell’esercito italiano capitanati dal Colonnello Moresco (Gianmarco Tognazzi ). Il loro numero è 12, come gli Apostoli da cui prende il nome la loro missione segreta, ”Operazione 12 apostoli” che il colonnello fa partire proprio per una grave scoperta che lo riguarda. Parallelamente alle vicissitudini di Moresco, si snoda la storia del Vice Questore Paolo Manfredi (Luca Lionello), esperto psicologo. Manfredi viene a sapere, sfogliando il diario della figlia Valentina, che la moglie (Simona Borioni), dalla quale si sta separando vive un dramma, poiché ha saputo di essere affetta da una grave forma di leucemia linfoplastica. Valentina, con la complicità di una dottoressa, si offre come donatrice, sapendo che il suo midollo potrà salvare la madre, all’insaputa di entrambi i genitori. Ma mentre Valentina viene preparata per affrontare l’intervento, Moresco e parte dei suoi uomini, occupano l’ospedale, prendendo in ostaggio personale medico e pazienti.
Poco o niente si è detto in conferenza stampa di come è nata l’idea di fare questo film e di cosa racconti veramente. Noi lo abbiamo chiesto alla sceneggiatrice, nonché autrice del soggetto, Rossella Drudi, una delle più prolifiche sceneggiatrici italiane. La Drudi, in esclusiva, ci ha raccontato di cosa parla, seppur velatamente, perché si riserva di svelare l’intera trama a ridosso dell’uscita del film. La storia è incentrata su una verità che riguarda tanti militari italiani andati in Bosnia e che è spesso ignorata.
Rossella Drudi, da dove nasce l’idea di questo film?
Nasce dalla rete, nel senso che navigando su Internet ho trovato dentro un forum notizie inquietanti che riguardavano dei militari andati a combattere in Bosnia e i loro familiari, ed è da lì che è nata l’idea di tirar fuori questa storia. Ho dovuto fare una ricerca lunghissima, proprio come i giornalisti di una volta. “Chi scrive – come dice Zavattini – deve fare questo” e io lo faccio sempre in tutte le mie storie, attraverso le indagini che ho fatto, anche fingendo di essere un’altra persona. Attraverso i nickname come si fa in chat, sono riuscita ad avere dei contatti importanti, dopodiché mi sono rivelata, dicendo chi ero e che cosa avevo fatto, e sono andata a fondo nella questione. Quindi ho fatto la mia indagine privata. Alla fine del film saranno riportati i riferimenti a tutte le notizie che ho trovato e tutti i documenti reali. Nei titoli di coda ci sarà un cartello che ancora in sceneggiatura non c’è. Quando si toccano determinati argomenti bisogna essere precisi.
Quali sono le reazioni che si aspetta all’uscita del film?
Grandi polemiche. Già in alcuni posti dove dovevamo girare, non ci hanno dato il permesso una volta letta la sceneggiatura, e quindi determinate situazioni le dobbiamo girare da un’altra parte. Sono una combattente dei “Cento autori” e sono una combattente sempre. Lo sapete meglio di me. Per le donne è duro qualunque tipo di lavoro e devi farti valere per essere considerata. Mi aspetto di avere contro un po’ tutti, compreso il Governo, non tutto, ma sicuramente una parte. Il Ministero della Difesa sicuramente non sarà felice per certe cose. Nel film si doveva dire un terzo, io invece ho detto tutto e ci saranno anche delle testimonianze importanti.
C’è stato qualcuno che si è sentito disturbato per questa sua ricerca?
No, anzi, avevo appena annunciato nel mio blog due sole righe di quella che era l’idea, nel quale dico la mia su qualunque cosa, ho trovato solo persone che mi dicevano “Vai avanti, sono con te”, che mi incitavano ad andare avanti. L’intento è quello di denuncia civile fortissima. Di lotte di questo tipo ne ho fatte tante, già con “Teste rasate” successe il delirio: volevo fare vedere cosa sarebbe accaduto e ci sono riuscita. Penso che non possa essere dei maghi per prevedere il futuro, basta solo fermarsi ad osservare e guardarsi un attimo indietro, cosa che oggi non fa più nessuno. Così com’è raro ascoltare quello che sta dicendo l’altro, non solo per fargli un favore. Avvenga quello che avvenga, per me la verità è sempre la cosa più importante. Non ho i delirii di Giovanna d’Arco, ma arriva un momento in cui si deve dire basta.