Fu condannato nella tangentopoli messinese L’ex senatore Astone perde il vitalizio a 84 anni

C’è anche il messinese Giuseppe Astone, ex sottosegretario alle Poste, tra i sei ex deputati ai quali l’ufficio di presidenza della Camera ha tolto il vitalizio. La decisione nasce dall’applicazione della delibera votata nel 2015 che revoca il beneficio agli ex deputati condannati con sentenza passata in giudicato a pene superiori a due anni di reclusione per delitti non colposi, consumati o tentati, per i quali sia prevista la reclusione fino a un massimo di sei anni. 

Oltre ad Astone rimarranno senza vitalizio anche gli ex deputati over ottantenni Cesare Previti, ex esponente di spicco di Forza Italia, Toni Negri, leader della sinistra sovversiva, Giuseppe Del Barone, Luigi Farace e Luigi Sidoti. Astone era stato condannato a sei anni nella tangentopoli messinese sulla gestione degli appalti autostradali a cavallo tra gli anni ottanta e novanta. In primo grado fu condannato a otto anni per associazione a delinquere finalizzata alla concussione, alla corruzione e alla turbativa d’asta. In appello ebbe uno sconto di pena, e la condanna venne ridotta a sei anni. Nel 2007 la Cassazione ha confermato la condanna. 

La pensione di Astone, che oggi ha quasi 84 anni, doveva essere revocata già qualche mese fa come accaduto a luglio a quella di Silvio Berlusconi e di altri 15 parlamentari più giovani. Al raggiungimento degli 80 anni però viene eliminata l’iscrizione al casellario giudiziale. Gli uffici della Camera hanno inviato una richiesta alla corte di Cassazione per poter consultare le condanne presenti negli archivi. Arrivati a Montecitorio, i documenti richiesti sono stati esaminati e hanno portato all’individuazione degli altri sei ex deputati ai quali adesso è stata applicata la legge.

Astone fu sottosegretario alle Poste dal 1987 al 1992 e deputato per quattro legislature. A Messina la sua segreteria politica veniva indicata semplicemente come via Sant’Agostino. Aveva preso le redini della Democrazia cristiana in città, succedendo al ministro Gullotti. Poteva contare su 29 consiglieri comunali. Una maggioranza che gli consentì politicamente di decidere nomine di sindaci e assessori. E anche per la presidenza della Regione i suoi voti erano determinanti. Riuscì a far eleggere governatore siciliano il messinese Vincenzino Leanza. E sempre grazie a lui, molti furono gli uomini nominati nei sottogoverni.


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