Gli avvocati hanno spiegato che le donne non hanno mai convissuto, tanto che una viveva a Palermo e l'altra fuori città, e che solo la madre biologica dei gemellini si è sempre fatta carico dei piccoli. L'Arcigay auspica il riconoscimento del legame esistente e sprona il Parlamento ad accelerare sulla questione
Coppia lesbica si separa, ma l’ex vuole vedere i figli «Essere genitori va oltre Dna, regolamentare legami»
È una materia riservata al legislatore stabilire regole sul legame che un bambino può mantenere con l’ex convivente del proprio genitore. Lo ha sottolineato l’avvocato Alberto Figone ai giudici costituzionali durante la sua arringa nella pubblica udienza che aveva per oggetto il caso di due figli contesti da una coppia gay formata da due donne che si sono lasciate, una delle quali aveva partorito i gemelli dopo la fecondazione assistita in Spagna. Adesso la ex partner della madre biologica rivendica il diritto a frequentare i due figli e a mantenere il rapporto con loro, che ormai hanno otto anni.
L’avvocato Figone, del foro di Genova e la collega Caterina Mirto, del foro di Palermo, parlando al termine dell’udienza hanno spiegato che le due donne non hanno mai convissuto, tanto che una viveva a Palermo e l’altra fuori città, e che solo la madre biologica dei gemellini se ne è sempre fatta carico, «tanto che in Spagna è andata da sola per la procreazione assistita e la ex compagna non ha mai trascorso nemmeno un giorno da sola con i piccoli». In sostanza, secondo quanto da loro riferito, tra le due donne c’era stato un lungo legame sentimentale ma non la condivisione della genitorialità, infatti, quando il rapporto si è incrinato, la loro assistita ha «pagato 85 mila euro alla ex perché viveva in una casa che l’altra le aveva dato in affitto gratuito, pretendendo i canoni quando la relazione è terminata e senza farsi alcuno scrupolo nei confronti dei bambini, che dopo, in quindici giorni, hanno dovuto cambiare abitazione».
Figone e Mirto – che è anche vicepresidente dell’Aiaf, l’associazione degli avvocati di famiglia – hanno fatto presente che questa vicenda è molto diversa da quella decisa dalla Cassazione. Pochi giorni fa, infatti, gli ermellini hanno riconosciuto lo ‘status’ di mamma a una italiana sposatasi in Spagna con una spagnola che aveva partorito un figlio nato con il corredo genetico della partner italiana che le aveva dato gli ovuli. Molto breve l’arringa dell’avvocato della ‘non mamma’ che sostituiva una collega e ha parlato dell’evoluzione del concetto di genitorialità.
«Senza voler entrare nel caso specifico, – ha detto Mirko Pace, presidente di Arcigay Palermo – di cui non conosciamo i dettagli privati, va detto che in generale va salvaguardato il principio che la genitorialità si fonda sulla continuità affettiva, e non semplicemente sul legame biologico. È importante sottolineare che la salvaguardia di questo legame anche dopo la fine del rapporto tra i genitori è anche nell’interesse dei minori, e per questo ci auguriamo che la Consulta riconosca il legame esistente, in attesa che il Parlamento si decida a regolamentare queste situazioni».